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Una mia telefonata con Claudio Baglioni


Pubblicato su Il Mattino - 19/09/1998
www.ilmattino.it


Claudio, da noi a te


"Che grande potere hanno le canzoni"


Mezzogiorno di fuoco per Claudio Baglioni. Un'ora e mezza, anzi qualche minuto in più del previsto, per parlare al telefono con i lettori de "Il Mattino".
L'apparecchio è bollente, il cantautore prende le chiamate di persona, in molti non credono che ci sia davvero lui dall'altra parte del telefono.
Chiamano ragazze e signore, ma anche uomini, molti più del previsto.
Da Napoli, ma anche da tutta la Campania, da Bari, da Palermo.
Baglioni è gentilissimo, si interessa sul serio ai fans che vorrebbero sapere tutto di lui.
Non é solo promozione, insomma, anche se spera, naturalmente, che ad accoglierlo il 26 settembre al San Paolo siano davvero in tanti.

Tony Assante, Napoli.

Tony: "Pronto è "II Mattino"?".
Claudio: "Si, sono Baglioni".
Tony: "Lei è veramente Claudio Baglioni?".
Claudio: "Sl, si, si lo giuro. Senti, ci diamo del tu?".
Tony: "No, le do del lei; si figuri, un colosso come lei".
Claudio: "Devo chiederti una cosa per rispettare la legge sulla privacy: permetti che il tuo nome e questa telefonata siano pubblicate su "Il Mattino"?".
Tony: "Magari, così la mia fidanzata ci crede. Ti dico anche il numera della mia tessera del Clab (ndr. il fans club del cantautore):4865. Vuoi anche il gruppo sanguigno? Comunque volevo essere un po' polemico. Perché un nuovo album dal vivo; dopo due anni?".
Claudio: "È la mia Casa discografica che ha deciso di raccogliere gli estratti dei miei concerti dall'82 ad oggi. Insomma, è un'opera-zione commerciale e artistica al tempo stesso, ma anche una testimonianza di questi ultimi mesi di concerti, ci sono molti brani del tour".
Tony: "Infatti eravamo convinti che quella di Roma fosse una data unica". Claudio: "Così doveva essere. Il progetto era questo: avevo in mente di fare cinque grandi concerti e le città erano appunto Roma, Milano, Palermo e Napoli, dove alla fine siamo andati, più una quinta, Firenze o Bologna, ma c'era la storia dell'Olimpico mai dato nella sua interezza, ormai avevamo rinunciato a tutto, poi ce l'hanno concesso e in un mese e mezzo non ho pensato ad altro che all'Olimpico. Poi, con tutte le persone che avevano lavorato con me, abbiamo pensato di non buttare via il lavoro fatto, una fatica davvero micidiale".