"E' la paura del diverso la grande malattia del nostro tempo"



Lei Claudio, cosi' gentile, sensibile capace di indagare nell'animo degli uomini e delle donne e
di cantarlo,avra' pure qualche peccato da confessare....


Raro cuor sincero della musica e dello show business - tentiamo una domanda che implica una risposta piu' difficile e coraggiosa, quella cioe' che riguarda il suo personale rapporto con i 7 peccati capitali.

Comincio dal piu' facile da confessarsi - dice Baglioni - ossia la gola. Tutti accettano di autodenunciarsi per quanto riguarda la golosita'. In effetti e' un peccato minore, anzi e' un peccato
persino simpatico, buffo, fa tenerezza, insomma perdonabile. Sė, sono goloso, mi piace mangiare in
generale, ma sono proprio goloso nel senso che se mi piace una cosa....insomma con quella cosa ho
un rapporto intenso, diciamo pure smodato. E d'altra parte ho un grande rispetto per il cibo. La
mia e' una famiglia di origine contadina. Ricordo sempre il gesto di mio padre, quello di
raccogliere con il polpastrello del dito indice le briciole sulla tovaglia. Diceva:" Per queste ci vogliono 3 chicchi di grano:non vanno perse." Pero' purtroppo il rispetto spesso cede al consumismo anche nel rapporto con il cibo.

Si, questo era semplice da confessare. Proviamo con un peccato antipatico come l'avarizia.

Indubbiamente deprecabile,e' vero, e' la negazione del prossimo, dell'altro.....pero' sė, credo di essere parzialmente avaro qualche volta con i sentimenti. Non li manifesto, non li racconto alla persona che li suscita, anzi, nascondo la loro profondita'. Forse questa avarizia e' soltanto la copertura di una paura, paura che i sentimenti non siano eterni e quindi il tenerli sopiti diventa un esorcismo, un tentativo di difendersi dal trauma di una eventuale rottura.In questo senso si, forse sono stato qualche volta avaro.

Un altro peccato che la riguarda direttamente?

Accidia. Anche questo e' facile da confessare perche' si confonde con la pigrizia, l'ozio contemplativo, puo' diventare quasi una cosa di cui vantarsi. Diciamo che sono stato accidioso quando avevo 20 anni molto piu' di adesso, ma questo per la semplice ragione che adesso comincio a misurarmi con il tempo , a sentire che passa, che ce ne e' sempre di meno.E poi forse non era accidia forse nemmeno quella giovanile, probabilmente era paura di agire o che le cose che dovevo fare non fossero utili, buone.. Caratterialmente sono curioso, mi piace fare, scoprire, e se sto lavorando a qualcosa allora divento frenetico, stakanovista

Con la lussuria come la mettiamo?

Qualcuno sarebbe orgoglioso persino di dirsi lussurioso? Io invece credo che sia un peccato inevitabile, perche' c'e' un bisogno esagerato di corpo, di sesso virtuale e tutto cio' e' molto vicino all'istinto dell'uomo, anche se ovviamente ci sono mediazioni culturali razionali, etiche che ci portano a controllare questi impulsi. Ma se vengono continuamente sollecitati e' difficile far ricadere la responsabilita' su un singolo. Parlo ovviamente di una lussuria in cui non ci sia ne' offesa ne' forzatura nei confronti di nessuno, della lussuria condivisa, per cosi' dire.Ecco, tutto intorno a noi sospinge in quella direzione :
veline, schedine, persino la pubblicita' e' in buona parte basata su questo genere di sollecitazioni. Un
tempo la lussuria si doveva andare a cercare in certi libri, in certi film: Oggi e' la tv il regno della lussuria: e' impossibile sottrarsi. Anche perche' c'e' qualcosa di infantile, e' un gioco e dunque evoca l'innocenza, o comunque sta a cavallo tra innocenza  e peccato, come quando a 3-4 anni cominci a scoprire certe parti del corpo, i sensi.....insomma, non credo sia un peccato grave.

Il successo porta superbia?

Ammetto di essere stato superbo in certe occasioni, perche' ho voluto fare di testa mia senza dare ascolto a chi mi stava intorno. A volte l'ho fatto proprio per il gusto di fare il contrario. Ma di solito ho sbagliato.La superbia induce all'errore.E poi il successo cos'e'? E' il fenomeno per cui tu piaci a qualcun altro, quindi bisogna sempre confrontarsi con gli altri, altrimenti si diventa paradossali: il superbo che piace solo a se stesso e' in realta' un fallito. E comunque la superbia e' un vizio interessante, non va buttato via completamente, ci sono lati apprezzabili, come l'orgoglio, la fierezza.

Quanto si sente orgoglioso per quello che ha fatto?

Diciamo che la meta' delle volte penso che e' stata tutta fortuna, l'altra meta' mi dico che no, e' perche' sono piuttosto bravo.

Non mi dica che si fa prendere anche dall'ira!

No, non credo di aver mai peccato d'ira. Certo momenti di rabbia,chi non li ha, ma ira violenta e subitanea no: Semmai posso dire di essere una specie di collezionista, la tengo li' buona, e chissa'...un giorno poterbbe esplodere...ma no, non sono il tipo da scatto iracondo; direi che per me e' un sentimento sconosciuto

Quanto all'invidia..beh non ha molto da invidiare immagino.


Eppure temo che nessuno possa dire di averla evitata completamente.E' la malattia dei nostri giorni, tra tutti i peccati e' sicuramente il piu' virulento in quest'epoca.Forse e' sempre stato cosi', pero' credo che un tempo si riversasse su grandi cose. Ecco, magari due artisti del Rinascimento s'invidiavano l'un l'altro, ma allora diventava un duello, una sfida a chi creava il capolavoro piu' capolavoro. Oggi il convincimento che siamo tutti uguali, giusto in sč, porta a alzare il livello di invidia: se ce l'ha lui perche' non posso averlo io? E allora si vede la gente che cerca di diventare ricca con i quiz o famosa con i reality show, insomma raggiungere la meta con il minimo sforzo.E infatti i risultati di questa invidia sono mediocri, non piu' grandi sfide; oggi le armi sono il pettegolezzo la diceria.Si cerca di
battere il rivale dicendo che e' raccomandato o che si e' rifatto dal chirurgo plastico.Insomma, se
l'invidia di un tempo e' stato un motore per raggiungere obiettiviimportanti, oggi non produce nulla, e' invidia  miserabile.

Secondo lei a questi tradizionali si sono aggiunti altri peccati che riguardano la nostra societa' e il nostro tempo?

Siamo ammalati di individualismo .In una societa' globalizzata dove i media riescono a connettere
miliardi di uomini allo stesso momento, cresce l'individualismo. Abbiamo paura indubbiamente del
nuovo, del diverso, e allora cerchiamo di recuperare tutto cio' che non mette in discussione le
certezze acquisite. Ma questo e' pericoloso, perche' finisce che le uniche cose che sono veramente
certe sono la ricchezza e il potere. Tutto il resto - saggezza cultura tradizioni virtu' - e' molto
aleatorio, relativo. Ricchezza e potere sono li' , reali, concreti, e ci tranquillizzano.Questo fa
crescere anche la disonesta', perche' per raggiungere quelle sicurezze troppa gente e' disposta a
qualsiasi cosa.


                                                   
Rossella Martina