IL GAZZETTINO Giovedì, 27 Ottobre 2005


 

Esce "Tutti qui" la prima antologia che copre 38 anni di canzoni, con tre rarità, in attesa dei Giochi di Torino
Baglioni olimpionico: di lancio del disco
Oltre ai tre cd in uscita, Claudio ha scritto la sigla tv delle Olimpiadi invernali e farà il tedoforo
di GIÒ ALAJMO

«È il mio quarto "inno", dopo quello degli europei di nuoto, della nazionale di calcio e, non dimentichiamolo, dell'Atletico Van Goof - dice Claudio Baglioni - per cui si può dire che io sia un artista inno-vativo...». Sarà sua infatti la sigla che fino alla fine di febbraio segnerà gli appunamenti televisivi con le Olimpiadi invernali di Torino 2006. «I tagli al Fus hanno provocato anche una riduzione del budget olimpico, per cui salterà il concerto che avevo previsto per l'occasione, ma qualcosa inventeremo lo stesso. Intanto farò il tedoforo olimpico. Porterò la fiaccola per il mio tratto. Mi sto già allenando».

Baglioni "olimpionico" sta anche allendandosi al... lancio del disco. È infatti da oggi nei negozi la sua prima antologia "completa": tre cd che abbracciano l'intero periodo della sua carriera, dal primo provino "Annabel Lee" del 1967 di cui è stata trovatra una lacca in archivio, fino all'inedita "Tutti qui", scritta per l'occasione e che, oltre a dare il titolo alla raccolta, è un omaggio alla canzone e al suo valore.

Perchè questa raccolta?

«Perchè è capitato che le mie due case discografiche, la Bmg-Rca con cui avevo esordito, e la Sony per cui ho registrato negli ultimi lustri, si sono fuse e quindi per la prima volta è stato possibile usare in un unico progetto tanto le registrazioni di proprietà della prima quanto quelle di quest'ultima».

Il triplo album contiene «tutte le canzoni che hanno fatto la mia storia, anche se ovviamente solo una parte delle duecento che ho scritto. Ci sono alcune cose curiose e rare, come "Ci fosse lei", una «suite alla maniera di "Eloise" di Barry Ryan» che poi fu "revisionata" e si trasformò in "Questo piccolo grande amore", o "La suggestione" che non avevo mai inciso e che si prese Rita Pavone portandola in Francia e facendone un successo da un milione di copie con lo sciovinistico titolo di "Bonjour la France". I brani sono stati tutti rimasterizzati per dare una uniformità sonora, ma sono essenzialmente quelli, com'erano, in qualche caso anche con qualche imbarazzo da parte mia ma anche qualche piacevole sorpresa al riascolto dopo tanti anni. "E tu" per esempio ha ancora un suono irripetibile e alcuni arrangiamenti, come "Sabato pomeriggio" hanno una dinamica che ci siamo dimenticati. Oggi è tutto schiacciato, anche dal punto di vista della creatività. Si osa di meno».

Baglioni considera "Tutti qui" come il suo album di ricordi: «Proprio in questi gorni facevo il mio primo concorso a Centocelle, a 14 anni, al festival di San Felice di Cantalice, e quindi sono 40 anni suonati. In tutti i sensi».

E la canzone che dà il titolo alla raccolta?

«Da una parte è una domanda, dall'altra la speranza di aver raccolto in tanti anni passati, pezzi di vita e di canzoni. Un po' lo scrivo nel testo della canzone: la passione della musica leggera è nel mettere insieme persone anche lontane o che continuano a vivere nell'ascolto di quei brani».

Ma cos'è davvero la canzone?

«Continuo a pensare che sia comunque una seranata, sia che parli di sentimento, di amore, o diventi un'invettiva. La canzone di impegno civile, sociale è un lancio, una chiamata. Ma ci vedo sempre qualcuno che canta davanti a un balcone»

Per Fernanda Pivano i cantautori sono i poeti di oggi.

«Forse è perchè i poeti di una volta si sono fatti fuori da soli. Non si sono mai espressi a livello popolare. Il poeta o è di corte o dei salotti. I veri poeti popolari cominciano a essere quelli della beat generation, che facevano le letture in pubblico, mentre gli altri sono finiti nelle pubblicazioni di nicchia o a leggersi le loro cose fra di loro».

Lampedusa dopo il tuo festival "O scià" è tornata alla ribalta per l'inchiesta dell'Espresso sul centro di accoglienza.

«Sì, ho incontrato il giornalista che mi ha detto di avere approfittato della confusione per i concerti per buttarsi in acqua e farsi trovare fingendo di essere un clandestino. Mi ha detto che mentre era chiuso lì la nostra musica gli faceva compagnia. Mi auguro che tutto serva a migliorare le condizioni del centro di accoglienza o a spostarlo altrove, perchè è una vergogna assoluta. Quanto a "O' Scià" ha avuto vasta eco e l'idea si sta consolidando. L'Unione Europea se n'è interessata e l'anno prossimo dovremmo avere la collaborazione necessaria a farne un vero festival d'incontro dei popoli e delle musiche del Mediterraneo».

Il 7 novembre Baglioni si esibirà per il F.A.I. in un concerto benefico all'Auditorium di via della Conciliazione a Roma con un'orchestra sinfonica, «esperienza che mi piacerebbe ripetere un giorno a Venezia, nella nuova Fenice a cui sono molto legato». È dalla fine dell'anno promette di rimettersi al lavoro per un nuovo album.