IL PICCOLO DI TRIESTE - 7 SETTEMBRE2004

 

Musica. Inedito concerto live del cantautore neo-architetto dedicato alla rinascita della storica area di Trieste

BAGLIONI, SERENATA IN PORTO VECCHIO "SE ARRIVASSE L'EXPO SAREI DISPONIBILE A DEDICARGLI UNA CANZONE-SIGLA"

 

di Renzo Sanson

TRIESTE LA CANZONE UFFICIALE PER TRIESTE EXPO 2008 POTREBBE SCRIVERLA CLAUDIO BAGLIONI.

Lo ha promesso il cantautore romano, che ieri pomeriggio è stato protagonista di un inedito momento live nel Porto Vecchio.

 

L'iniziativa, denominata «Spazi nuovi per uomini nuovi», è abbinata al suo tour «Cercando» (che giovedì ha fatto tappa a Udine) e al progetto dell'artista romano, che a 53 anni si è laureato in architettura con una tesi sulla riqualificazione delle aree urbane dismesse. Ed è stata un'autentica premiere cultural-musicale, quella svoltasi all'interno del Porto Vecchio, davanti a una manciata di giornalisti, fotografi e cameraman e ad alcune centinaia di fan privilegiati. «Il Porto Vecchio mi è stato segnalato da diversi triestini. Io l'ho visitato ieri: è uno spazio incredibilmente affascinante. Sembra un set cinematografico. E devo dire che, pur restando un cantante, un artista, mi piacerebbe diventare anche un artefice o un artificiere della rinascita delle grandi aree degradate d'Italia, approfittando della mia notorietà. Non cambierò mestiere: come architetto non eserciterò mai. Ma ci sono molte affinità tra musica e

architettura. Entrambe vogliono migliorare la qualità della vita. per questo ho varato questo progetto, per contribuire a far riscoprire luoghi e spazi come questo». «Approdare a Trieste - sottolinea Baglioni - è sempre emozionante. Oltre a incontrare una città, si incontra un simbolo. C'è in questa storia tutto il peso e la ricchezza di una città stretta fra due confini: quello di mare, come una porta sempre aperta sul mondo e sulle sue mille voci, e quello di terra, come una ferita non ancora del tutto rimarginata, dove dolore e speranza si mescolano in una risacca senza fine.

Ed è forse proprio questa doppia anima la ricchezza più grande di una città che non ha mai rinunciato alla propria identità e ha difeso fino in fondo il valore della propria autonomia». «Incontrarsi al Porto Vecchio è un viaggio nella memoria, ma anche nel futuro. Significa scambiarsi sguardi e voci nel cuore di questo simbolo -"cercando" di avvicinare alle grandi storie della gente la cui vita è stata vita per questo luogo, le piccole storie che parole e note cuciono insieme, accompagnandoci nella ricerca di sé, degli altri e del valore del tempo».

 

Se le proponessero di partecipare al progetto?

«Lo farei volentieri Anche se mi preoccupa il fatto di ricevere, da qualche mese, più richieste come architetto che come musicista. Se non avessero già fatto Eurodisney a Parigi, lo si poteva creare qui».

 

Se Trieste si aggiudicasse l'Expo, gli dedicherebbe una canzone-sigla?

«Va bene. Potrei pensarci. Poi vi mando il conto... Scherzi a parte, l'architettura urbana è importante per una città come la circolazione del sangue nel corpo. Mi auguro che quanto prima il Porto Vecchio trovi una nuova centralità nella vita di Trieste».

 

Tra le sue canzoni qual è la più adatta?

«Innanzitutto "Buona fortuna", e poi "Un mondo a forma di tè", perché Trieste ha questa forma, questo tesoro nascosto, che va riscoperto, riportato alla luce, diventi uno spazio nuovo per uomini nuovi».

 

Il sindaco Dipiazza non ha dubbi: "II 16 dicembre probabilmente vinceremo, perché la Grecia (Salonicco) ha già speso troppo per le Olimpiadi e Saragozza non è bella quanto Trieste». E preannuncia, fra qualche anno, un concerto di Baglioni «nel grande cantiere del Porto Vecchio». L'artista (a nome dei triestini) ha fatto gli scongiuri di rito. Poi ha dato il via a un concerto che si è protratto per oltre un'ora e mezza, da «Strada facendo» alla «Serenata in Sol», facendo vibrare di nostalgia le finestre e le gru arrugginite dei magazzini e delle banchine, mentre i ragazzi dello  skateboard continuavano ad allenarsi nello spiazzo vicino. Finché la Lanterna ha segnalato che era ora di andare, illuminando lo striscione davanti ai cancelli: «Date più spazio ai giovani: qualcosa cambierà».