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Da Claudio Baglioni:Perdere una vita è facile come far schioccare le dita. E le dita schioccano ogni tre secondi. Perché ogni tre secondi, nel mondo, un bambino muore di fame.

KATAWEB MUSICA: LIVE 8: RAITRE REPLICHERA' IL CONCERTO IL 30 LUGLIO (2) La replica del 30 luglio di Live 8 riguardera' esclusivamente il concerto del circo Massimo - secondo quanto e' stato precisato negli ambienti di Raitre - dove si esibiranno gli artisti italiani.

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I migliori anni della nostra vita Roma Capoccia

Live8 4 Luglio

Live8, il più grande show della storia Zapping planetario tra i concerti. Aprono McCartney e gli U2 da Londra. E' il via al giorno più lungo Live8: un giorno al Circo Massimo di Alfredo d'Agnese Live8, il più grande show di tutti i tempi, una clamorosa cavalcata mediatico-artistica di 11 ore, è stato anche un esercizio di zapping planetario. Le 10 città che hanno partecipato a Live8, hanno messo in contatto tra loro più di 3 miliardi e mezzo di persone sparse in quattro continenti. Una partecipazione da superlativi assoluti che ha messo in secondo piano errori, piccolezze e problemi di ego. L'importante era esserci, che si fosse dei grandi oppure cantanti nazional-popolari. Live8 ha messo in contatto artisti, pubblici e generazioni differenti. A ogni latitudine. Ecco come. Roma, Circo Massimo: è qui la festa? 

Ore 14:30: Walter Veltroni, il sindaco della Capitale, parla dello show come di "un grande momento di pressione sui potenti. Non possiamo convivere passivamente con la morte quotidiana di 30mila bambini in Africa". Fiorello presenta Francesco De Gregori davanti a poche migliaia di persone. Fa caldo. Il cantautore romano suona Agnello di Dio, La Donna Cannone e una irriconoscibile, in puro stile dylaniano, La storia siamo noi. 

Ore 15:00: è l'ora di Londra. Ad Hyde Park salgono sul palco Paul McCartney e gli U2 per una straordinaria versione di Sergent Pepper's Lonely Hearts Club Band. Su un grande schermo alle loro spalle, scorrono le animazioni del disco dei Beatles, sul palco quattro musicisti camuffati con le celebri divise colorate degli "scarafaggi" formano una incredibile sezione di ottoni. Bono presenta Paul, McCartney ricambia la cortesia. A seguire, gli U2 eseguono Beautiful Day, Vertigo e One. Bono lancia un appello: "Questo è il nostro momento, la nostra possibilità, non chiediamo soldi, vogliamo giustizia". 

Ore 15:25: a Roma sta cantando Zucchero, ma Raitre, che manda in onda l'evento italiano, inizialmente sceglie gli U2. Il cantautore suona Overdose d'amore. 

Ore 15:45: ancora Londra. I Coldplay con Richard Ashcroft intonano Bittersweet Symphony, poi Chris Martin ringrazia Geldof, il patron di Live 8, "un eroe dei nostri tempi". Ancora zapping. Si ritorna a Roma dai Duran Duran. Ma dov'è finito il duetto annunciato con Laura Pausini? Le Bon rifà se stesso con Save a Prayer. 

Ore 16:00: a Hyde Park Elton John nella sua versione più rockeggiante di sempre infiamma le centinaia di migliaia di fan con The Bitch Is Back e Saturday Night's Allright For Fighting. Poi con Pete Doherty duetta su Children Of The Revolution. A Roma sta cantando Elisa, un confronto impari. Appare Bill Gates (da Londra) che afferma: "Un giorno tutti nel futuro saranno in grado di condurre una vita sana". Poi, sic, arriva la pubblicità che sarà, nel bene e nel male, una grande co-protagonista. La grande defezione: Pino Daniele dà forfait. 

Ore 16:30: Dido e Youssou'N Dour a Londra e Ron a Roma (Non abbiam bisogno di parole) si contendono le telecamere mentre scoppia la grana Pino Daniele. Il cantautore non c'è al Circo Massimo. Al suo posto un laconico comunicato di accuse. Passano sul video i Gemelli DiVersi... Ore 17:02: prima finestra su Berlino con i Green Day. In Italia cantano i Negramaro. 

Ore 17:10: esibizione dei R.E.M. Michael Stipe infiamma la folla con Man On The Moon. La Rai prova a interpretare il ruolo di servizio pubblico intervistando leader politici, sindacali, attivisti di associazioni. Il video seleziona uno dietro l'altro Kofi Annan, Ms Dinamite, i Keane e i nostri validissimi Planet Funk (Stop me e The Switch). 

Ore 18:00: Bob Geldof passa la parola a Will Smith a Philadelphia che lancia il click spot Tu puoi cambiare il mondo. Da Londra (i Travis con Sing) a Roma (Le Vibrazioni e Sono più sereno) è un eterno gioco di rimandi. Poi san Bob Geldof sceglie di cantare: è, ovviamente, l'ora di I Don't Like Mondays. 

Ore 18:25: finestra su Parigi e su Andrea Bocelli per una atipica, per l'occasione, versione di 'O surdato 'nnammurato. Lo zapping diventa feroce tra Roma, Londra, Philadelphia: qui c'è Bon Jovi. Ad Hyde Park Annie Lennox esegue al piano Why: versione da brividi. Poi Sweet Dreams, ma c'è Bon Jovi dietro l'angolo con It's My Life. Al Circo Massimo i Tiromancino provano a far sentire la propria voce, a Berlino in contemporanea c'è Brian Wilson. Seguono, a Roma, Max Pezzali e Alex Britti. 

Ore 20:00: da Johannesburg si alza la voce di Nelson Mandela: "Bisogna sconfiggere la diseguaglianza, altrimenti il mondo non troverà mai pace. A Edimburgo gli 8 possono aprire la porta della speranza. Non farlo sarebbe un crimine contro l'umanità". 

Ore 20:05: uno dei momenti più toccanti dell'evento. Bob Geldof presenta Birhan Weldu, una giovane donna sopravvissuta allo sterminio della carestia grazie al lavoro di Band Aid e Live Aid e grida alla folla: "Non consentite loro (i potenti e i media) di dire che questa cosa non funziona". Poi passa il microfono "da una donna immensamente forte all'altra": Madonna, in completo bianco, sceglie di presentare Like A Prayer, Ray Of Light e Music. Il pubblico balla, a Londra e davanti alla tv. 

Ore 20:36: in tv c'è Fiorella Mannoia, sul palco Nek, definitivamente oscurato dall'appello di Angelina Jolie. Claudio Baglioni invita a "scommettere sui popoli" prima che Piero Pelù salga sul palco del Circo Massimo. Il tempo di ascoltare Io ci sarò e Lacio Drom, poi lo zapping riprende implacabile. Sullo schermo si susseguono i volti di The Killers, Craig David, Biagio Antonacci... A Roma la folla viene stimata in 500mila unità: sarà vero? Ancora zapping: Joss Stone, Linkin' Park con Jay Z. 

Ore 21:31: Tre brani per Fiorella Mannoia, salvata dalla mannaia dei collegamenti: Sally, Clandestino, Mio fratello che guardi il mondo. 

Ore 21:50: c'è Ligabue in acustico. Bello e coraggioso. Storica l'esibizione con Pelù e Jovanotti in Il mio nome è mai più. 

Ore 22:10: eccolo Jovanotti, caricatissimo. Scende tra la folla sulle note di Una tribù che balla. Anche lui lancia un messaggio: "L'evoluzione del mondo passa per la lotta alla povertà estrema. Chiediamo una mano, vogliamo giustizia". Salgono le note di L'ombelico del mondo. 

Ore 22:20: Sting a Londra ricorda i Police con ispiratissime versioni di Message In A Bottle e Driven To Tears. Poi sfida i potenti con Every Breath You Take di cui cambia il testo: "Qualunque cosa farete noi vi guarderemo". 

Ore 22:40: la tv passa da Laura Pausini ad Alicia Keys. Riflettori su Baglioni (Mille giorni di te e di me), ma la sua Strada facendo e il duetto con Antonacci sono oscurati dal collegamento con Londra. 

Ore 23:35: ecco gli Who, o quello che resta di loro. Roger Daltrey e Pete Townshend si scatenano in Who Are You e Won't Get Fooled Again. 

Ore 23:49: coretto inedito tutto italiano al Circo Massimo: Renato Zero canta con Baglioni e la Pausini I migliori anni della nostra vita con una piccola citazione di Roma nun fa' la stupida stasera. 

Ore 24:00: l'evento nell'evento. Dopo più di vent'anni Roger Waters e i Pink Floyd ritornano su un palco dimenticando i litigi. Esibizione commovente. L'inizio è balbettante con Breath, ma dopo Money la macchina ritorna a funzionare alla perfezione. Wish You Were Here è toccante, Comfortably Numb un pugno nello stomaco. I quattro alla fine si abbracciano, pubblico in delirio a Londra. 

Ore 00:30: a Philadelphia Stevie Wonder canta Hotter Than July, raggiunto da Rob Thomas per una scatenata versione di Higher Ground. E annuncia la scomparsa di Luther Vandross. 

Ore 00:40: il gran finale spetta a Paul McCartney. Per lui Raitre oscura il Circo Massimo e Antonello Venditti che canta con Carlo Verdone e Alex Britti. L'ex Beatles è in gran forma. Paul intona una dietro l'altra Get Back, Drive My Car (con George Michael), Helter Skelter, l'immortale The Long And Winding Road e infine Hey Jude, accompagnato dal cast londinese al completo. Uno affianco all'altro scorrono i volti, e le voci, di Mariah Carey, dei Pink Floyd, dei Travis e di Bob Geldof che ha vinto un'altra scommessa e prenota, prima o poi, un Premio Nobel per la pace.

 

 

CORRIERE.IT 4 Luglio

Decolla con Liga, Jovanotti Pelù Pino Daniele dà forfait. 

Finale a sorpresa con Venditti, Baglioni, Verdone e Britti Balletto di cifre: il sindaco dice 700 mila, le forze dell'ordine 300 Quasi nessuno degli artisti ha firmato l'accordo internazionale Simon Le Bon: pensavamo di cambiare il mondo, non è stato così STRUMENTIVERSIONE STAMPABILEI PIU' LETTIINVIA QUESTO ARTICOLO ROMA — Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Carlo Verdone ( alla batteria) e Alex Britti cantano « Roma capoccia » , accompagnati dal coro dei cinquecentomila ( per Veltroni sono 700 mila, per le forze dell'ordine 300). E' stato il momento più emozionante del maxiconcerto di ieri al Circo Massimo, con i duetti e i terzetti inediti, arrivati molto tardi: dal trio Jovanotti Ligabue Pelù con « Il mio nome è mai più » ( che ha fatto decollare l'intera serata) alla coppia Baglioni Pausini con « Mille giorni di me e di te » . Ed è Baglioni il più prodigo: con Biagio Antonacci canta « Strada facendo » , con Paola Cortellesi intona « Avrai » . L'attrice parla alla folla: « Questi Paesi poveri, anzi impoveriti, non hanno bisogno di pietà ma di diritti » . Baglioni poi si unisce a Renato Zero e Laura Pausini sulle note di « I migliori anni della nostra vita » . Il Live 8 dedicato all'Africa ha chiamato a raccolta i big della musica italiana e loro non si sono risparmiati. Ligabue arriva soltanto con una chitarra a tracolla ma anche per lui il boato della folla è assordante. « Oggi — dice — il mondo sta guardando se stesso. Questa roba non può finire stasera » . Prima di lui, Biagio Antonacci e la rabbiosa Fiorella Mannoia. Alla fine lo « porta » lei Vasco Rossi ( ieri in concerto ad Ancona) sul palco del Circo Massimo, intonando la struggente « Sally » . Jovanotti, che con cinque percussionisti brasiliani e l'Orchestra di Piazza Vittorio canta una trascinante « Ombelico del mondo » , lancia un appello: « Ai nostri politici, al presidente del Consiglio, alla destra, al centro e anche a chi sta sopra di loro, chiediamo giustizia » . Unico assente, fra gli artisti che avevano assicurato la partecipazione, Pino Daniele. In una nota ha rinnovato la stima a Bob Geldof ma ha spiegato di non poter accettare « lo strapotere degli inglesi nel sottoporre a noi artisti contratti inadeguati e con enormi lacune dal punto di vista della tutela degli obiettivi di solidarietà del progetto » . Ha lamentato che « l'incalzare mediatico ha messo in serie difficoltà la musica » e ha sottolineato come molti non potessero « esprimersi al meglio per poter contribuire alla causa » . Daniele è stato l'unico a non salire sul palco. Ma di tutti gli italiani quasi nessuno ha firmato il contratto inglese di cessione dei diritti di immagine, fonografici e morali. Hanno invece siglato un accordo preparato dai legali italiani che gli ha permesso di salire sul palco, ma non ha nessun valore per uno sfruttamento economico futuro da parte degli organizzatori mondiali del Live 8. Il concertone non è partito benissimo, con pause troppo lunghe nella prima parte, fra i diversi cambi di palco. Il primo a esibirsi Francesco De Gregori che ha aperto alle 14.40 il Live 8 italiano, accolto da nemmeno cinquemila persone. Introdotto da Fiorello, il cantautore romano ha intonato una dietro l'altra « L'agnello di Dio » , « La donna cannone » e «La storia » . Fiorello, ritornato sul palco, è stato un mattatore, anche se per pochi interventi: si è improvvisato batterista e ha eseguito « Il mio canto libero » di Battisti prima di lasciare il palco a Zucchero. « Vent'anni fa al Live Aid pensavamo di cambiare il mondo, non è stato così » , ha detto Simon Le Bon deiDuran Duran. Intense le esibizioni di Elisa e Ron. I più polemici Le Vibrazioni: « Abbiamo avuto l'impressione di esibirci davanti a giovani insensibili » . Sandra Cesarale 

 

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Live 8, ovvero “scusami, non volevo, cercavo solo di aiutarti”.

Tutti felici e contenti, eppure il boomerang di Bob Geldof spezza le reni al continente nero.

Eh si…questa volta i governanti del G8 potrebbero davvero tener conto dell’opinione della gente. Eh si…questa volta si potrebbe davvero andare oltre la già avvenuta parziale cancellazione del debito. Eh si…questa volta si è proprio capito che tutto può giovare alla causa, perfino la mobilitazione di Baglioni e McCartney.

Eh si… questa volta, per una giusta causa, appare chiaro come Nek e Shakira riescano a commuovere il mondo…o no?
A dire il vero gli effetti di questo evento mediatico andrebbero analizzati più a fondo considerandoli nel breve, medio e lungo termine: non bastano queste due righe, è ovvio! Comunque l’intento è perlomeno quello di far emergere alcuni aspetti non troppo positivi di questa manifestazione culturale (perché musica e spettacolo sono ancora cultura, giusto?). Dunque manifestazione culturale in favore dell’Africa. Ecco la prima contraddizione: e la cultura dell’Africa? Già interpellato a tal proposito, Geldof, il promotore, si è inizialmente giustificato affermando che solo i grandi nomi fanno audience, poi, in un secondo momento ha relegato parecchi musicisti africani nelle piazze minori.
Ma non è questo il vero senso della questione!
Infatti il problema fondamentale nasce dall’ignoranza diffusa: quanti tra i milioni di spettatori ed i miliardi di telespettatori sanno che la musica che è stata eseguita deriva da quella cultura? E quanti sanno che tutta la cultura “occidentale” (che termine odioso!) deriva dalla cultura africana? E quanti sanno che di origini africane è l’homo sapiens sapiens, cioè io, tu, Bob Geldof, ma anche i capi di governo che definiscono inferiori altre culture, i teorici del razzismo, insomma, per farla breve, miliardi di persone che popolano il globo.
Allora il vero senso della questione consiste nell’individuazione dei caratteri principali della solidarietà nei confronti dell’Africa: non una generosa quanto inutile elargizione (come nel Live Aid) e neanche un magnanimo quanto controproducente impegno aristocratico (come nel Live 8), bensì una presa di coscienza che rechi rispetto a chi è solo economicamente inferiore, ma non lo è culturalmente!
...a questo punto l’autore di questo articolo dovrebbe aspettarsi un’obiezione apparentemente sacrosanta, ma che in realtà è viziata dall’aristocratica forma mentis propria del mondo “occidentale”; l’obiezione sarebbe: “e chi ha mai considerato l’Africa in tal modo? Ed in particolare al Live 8… non sia mai!”.
Non sia mai! Però si rifletta su quanto osservato sui vari palchi…
…già la scenografia potrebbe costituire un esempio sufficiente: palchi megagalattici, luci estremamente appariscenti, effetti elettronici, vortici di fumi e colori degni delle più grandi (e miliardarie) superstar, il tutto realizzato con budgets mica troppo esigui. E, se da un lato gli schermi giganti potevano risultare utili con immagini pregnanti (il muro dei Pink Floyd – con la scritta “Poverty” – assumeva forti connotazioni), dall’altro i bambini africani (ad esempio durante il duetto Dido-Youssou Ndour) venivano letteralmente soggiogati da quel marasma policromo ed abbagliante che contraddiceva alla povertà palesata nel filmato. E Bono Vox, evocando il suo “Jesus” con quella scenografia alle spalle, non ne ricordava certo gli insegnamenti di povertà. Non meno incoerente lo sfarzo di Elton John, che in questa occasione non ha voluto rinunciare alla sua eccentricità.
E poi, cosa potrebbe importare ai bambini africani che stavano per esibirsi con Mariah Carey, se lei ha una massaggiatrice personale, come ha dichiarato in quel momento, oppure un’equipe di autisti? Per tacere dei senzatetto che non avranno chiuso occhio pensando al grave problema di Madonna: capricciosa più dell’insalata, ha rifiutato il camerino vicino alla rivale Mariah Carey! Perlomeno Gilmour e Waters hanno fatto ’sto sforzo! Vabbe’ che anche loro… si vociferava una cifra astronomica per i fuochi d’artificio che avrebbero dovuto coronare la loro esibizione e poi la notizia è rientrata.
Per non parlare della strumentalizzazione degli artisti africani: non è che ce l’abbia con la pur lodevole esibizione di Mariah Carey, ma in quel caso sul palco non c’erano solo adulti, c’erano anche i bambini: tutta la coreografia sembrava messa lì per porre in risalto la figura principale della star (ricordate il video di Michael Jackson girato tra le favelas di Rio? Lo stesso effetto)
Allora? Siete ancora convinti che in questo Live 8 l’immagine dell’Africa sia stata trattata al pari dell’immagine del mondo industrializzato? E sono stati citati solo alcuni esempi!
Dunque, ricapitolando, se si vuole dare una mano a quelle popolazioni, bisognerebbe modificare il sistema dalle radici, bisognerebbe operare all’interno delle nostre coscienze collettive per poterci protendere verso altre collettività, evitando di realizzare eventi troppo artificiali che diano effetti solo a breve e medio termine.
Ed anche se a Gleneagles i vertici della potenza economica mondiale daranno un contentino all’opinione pubblica, ciò non implicherà automaticamente un miglioramento della situazione dell’Africa: a cinque anni dalla Millennium Declaration diversi Stati africani hanno visto peggiorare le condizioni economiche!
Non basta elargire pesci. Anzi, questo può essere addirittura controproducente! Bisogna distribuire le reti ed insegnargli a pescare: annullare il debito senza dare concreti ausili, oppure senza far partecipare l’Africa al commercio, manterrebbe questo continente estraneo alla globalizzazione.

Ma allora, a cosa è servito il Live 8? Prima di tutto, tra gli effetti a breve e medio termine, a far vendere qualche disco in più a chi si è esibito su quei palchi, poi a favoreggiare inconsciamente il mercato economico dei paesi capitalisti ed infine, voglio sperare che non sia servito anche ai concessionari di pubblicità a raddoppiare i guadagni giornalieri. A lungo termine, invece, è prevedibile un rafforzamento del colonialismo culturale e della sua centrifuga manifestazione imperiale, nonché un rafforzamento del regime mediatico e della sua centripeta volontà di controllo.
Ad ogni modo, questo Live 8 lascia ancora una speranza: che alla prossima occasione i big internazionali non si esibiscano solo a due passi dal quartiere, ad un’ora in autostrada, oppure volando dal mirabile Palais de Versailles al nostrano Circo Massimo, ma calchino anche i palchi che potrebbero essere allestiti a Kampala, a Lagos o ad Addis Abeba; così, almeno, se non si cambia il mondo, perlomeno i soldi di qualche sfegatato fan accorso in Africa potrebbero finire nelle misere casse di un qualche indigente fittacamere africano, sempre che i fan accorsi dall’estero non gli preferiscano il personale rigorosamente bianco dell’unico lussuoso hotel costruito nel frattempo a N’Djamena da qualche ricco imprenditore occidentale…

IL RESTO DEL CARLINO 3 Luglio

In 700 mila al Circo Massimo per l'Africa

ROMA, 3 LUGLIO 2005 - Il Circo Massimo quasi completamente pieno con tantissimi arrivati per ascoltare alcuni tra i più grandi cantanti italiani che si esibiscono per il 'Live 8' in favore dell'Africa.

A dare il via al concerto romano è stata un'anteprima di Francesco de Gregori. Il cantautore romano ha cantato «L'agnello di Dio» e si è poi esibito in due celebri successi del suo repertorio, «La donna cannone» e «La storia». Poi Fiorello aperto ufficialmente il concerto cantando «Il mio canto libero» di Lucio Battisti.

Mentre un ringraziamento «al senso civile e allo spirito umano che i giovani al Circo Massimo hanno dimostrato» è stato espresso dal sindaco di Roma Walter Veltroni, presente alla kermesse romana. «Questo è un grande evento - ha detto Veltroni - non è solo un concerto ma forse una delle più grandi manifestazioni in sostegno ai dimenticati del mondo, ovvero gli africani, che sia mai stata fatta».

Un pubblico entusiasta e scatenato canta insieme a Biagio Antonacci «Se io, se lei», così come segue parola per parola Ligabue e Jovanotti, che con Piero Pelù riuniscono a sorpresa il trio creato nel '99 per «Il mio nome è mai più», canzone-denuncia contro ogni guerra.

I 700mila riuniti al Circo Massimo sembrano instancabili e, nonostante molti siano qui da stamattina, mantengono alta l'attenzione ai messaggi lanciati di volta in volta dai cantanti, che non dimenticano lo scopo della manifestazione. «Oggi l'evoluzione del nostro pianeta passa attraverso la lotta alla povertà», dice Jovanotti dal palco. Gli fa eco Fiorella Mannoia: «Abbiamo fatto il nostro lavoro - sottolinea, - ora pretendiamo che la politica faccia il proprio». Contro la fame nel mondo si pronuncia anche Povia, numero uno nelle classifiche: «I bambini fanno 'oh' se riescono a mangiare».

Tra i cantanti, secondo quanto racconta ai cronisti Max Pezzali, il clima è tranquillo, «si respira una bella atmosfera». Il grande assente resta Vasco Rossi: «Se c'era lui veniva meglio», osserva Irene Grandi, mentre Fiorella Mannoia sceglie di cantare «Sally», canzone scritta dal rocker modenese, e confessa: «L'ho fatto anche apposta, immaginavo si sentisse la sua assenza».

Grande calore, a tarda sera, per Claudio Baglioni, Renato Zero ed Antonello Venditti. Il primo canta «Strada facendo», «Mille giorni di me e di te», ed «Avrai», alternando duetti con Laura Pausini, Biagio Antonacci e Paola Cortellesi. Renato Zero, invece, improvvisa uno stralcio di «Roma nun fà la stupida stasera», mente si esibisce con Baglioni la Pausini ne «i miglior anni della nostra vita».

Venditti ringrazia il sindaco e intona con Baglioni «Roma capoccia», accompagnati alla batteria da Carlo Verdone e alla chitarra da Alex Britti.

E nel concerto romano c'è anche spazio per ricordare la piaga dello sfruttamento dell'immigrazione clandestina: il sindaco di Lampedusa Bruno Siracusa lancia dal palco un appello all'Europa. «Fermate il traffico di esseri umani - dice - fermate uomini senza scrupoli che approfittano dei disperati del mondo».

Fonte: Il Messaggero 30 Giugno

Non c'è soltanto il mercato: salviamo... 
 di CLAUDIO BAGLIONI

come identità, libertà, cibo, salute, lavoro, famiglia, figli, terra, casa, scuola, futuro. Quelli che consideriamo diritti irrinunciabili e inalienabili, per centinaia di milioni di persone come noi, non sono nemmeno speranze. Sono sogni. Anzi incubi. L'incubo di una vita che non ha alcuna possibilità nemmeno di sfiorare la soglia della dignità. Di queste cose abbiamo brevi lampi di coscienza. Durano lo spazio di un servizio di telegiornale; la coda d'emozione suscitata da immagini "forti" o da statistiche che hanno dell'incredibile.
Del resto «cosa possiamo fare?». E' il mercato. Mercato, globalizzazione, competizione. Non sembrano nemmeno invenzioni umane. Sembrano divinità. Divinità cieche e insaziabili, per ingraziarsi le quali il popolo della terra non può far altro che offrire sacrifici. Sacrifici umani, evidentemente. E dato che questo Mercato vive e si alimenta di differenze e squilibri, per renderlo più florido e più capace di produrre ricchezza, occorre generare squilibri e differenze: produrre povertà. «Mors tua, vita mea».
Non è così. O abdichiamo al senso di essere uomini e alziamo bandiera bianca, o dobbiamo ammettere che governare il mercato è possibile. Non un problema di strumenti; un problema di volontà. Se le cose non cambiano non è perché mancano idee, capacità o risorse. E' perché gli interessi che premono perché tutto resti com'è sono più forti di quelli (che pure esistono) che spingono per il cambiamento. E' questa l'equazione da ribaltare.. Prima nelle coscienze individuali, poi in quelle collettive. Quindi nelle scelte di politica economica e sociale di parlamenti e governi. Soprattutto dei governi di quei Paesi come la "vecchia Europa" e le altre grandi potenze industriali che "possono" e, dunque, hanno l'obbligo di concorrere a risolvere quei problemi rispetto al sorgere dei quali non sono privi di responsabilità. Il mercato è sovranazionale, certo. Ma non soprannaturale. Passare da un mondo nel quale l'uomo vive per il mercato a uno nel quale il mercato è fatto per l'uomo per tutti gli
uomini è possibile.
Questo vogliamo dire, sabato 2 luglio, agli 8 paesi che decidono delle sorti degli altri 200. "Live 8" non è la risposta. E' la domanda. Domanda di valore e di senso. Domanda di un'altra economia che globalizzi e reinvesta gli utili, ridistribuisca le risorse e, finalmente, promuova ed esporti valori come libertà, solidarietà, sviluppo, salute. Un'istanza etica universale non più rinviabile, per la quale facciamo appello a tutta la forza di cui solo certe parole sono capaci: «Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando la sera cibo caldo e visi amici: considerate se questo è un uomo».
 

 

 

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