UN SOGNO LUNGO 24 ORE

ANTEFATTO

 Pasqua. 3 giorni dopo l’ultimo Crescendo. La nostalgia e la fame di emozioni sono ai livelli di guardia. Mi viene un’idea. Messaggino a Luciano: mi sta venendo voglia di fare una pazzia e andare a Livigno. Lui si fa molto pregare… “Organizza, io ci sono!” la sua risposta. Sento Antonella: anche lei ci sta. Sento Chiara. Noooo, sono pigra, è lontano, la strada è brutta… Dai, le dico, sarà bellissimo, ci sarà Clà e poi ci incontreremo anche!!! E Chiara cede. 24 Aprile Ci siamo. Il giorno è arrivato. Questa settimana interminabile è finalmente giunta al suo capolinea. Una settimana insonne, agitata, piena di sogni, di speranze, di domande. Ricerche febbrili per capire la strada più breve. Telefonate continue, gli ultimi accordi. Partiamo. Io e Antonella lasciamo una Torino versione estiva, 29 gradi. Nella mia macchina l’aria condizionata decide di non funzionare. Ma siamo piene di entusiasmo, nulla può abbatterci! A Carisio abbandono la mia macchina e ci recupera Luciano. Il viaggio è un susseguirsi di battute, di aneddoti. L’Oglio (è un fiume importante!! Vero Anto???) ci accompagna per gran parte del percorso, che si snoda su strade improponibili di saliscendi e tornanti in mezzo a paesi dai nomi improbabili. Siamo organizzatissimi, tutta la strada è sotto controllo, innesti di statali sperdute compresi. Luciano e Antonella mi prendono in giro per tutti i sogni e le congetture che faccio. Io incasso in silenzio. Si dovranno ricredere. Arriviamo a Livigno dopo 5 ore. 5 minuti per trovare l’albergo, che già da fuori sembra delizioso. Nella hall alcune facce note lì sedute, un banchetto apparecchiato per l’aperitivo (che nessuno tocca) e un cameriere impettito. Mah, qui c’è qualcosa di strano. In camera a posare le valige, ho un’agitazione addosso che mi fa tremare. Sento l’aria un po’ elettrica. Tempo di rinfrescarci e torniamo giù. Usciamo dall’ascensore e… SBANG! Fabione! Claudio è qui!!! Nel nostro stesso albergo!!! Dormiremo, in qualche modo, sotto lo stesso tetto!!! Non ci credo. Sto sognando. Mi date un pizzicotto? Ahi!! No, sono sveglissima. Mandiamo Luciano in avanscoperta, si affaccia dalla porta del bar e si rigira verso di noi con una faccia sconvolta: è lì! Mi ha guardato! Luciano è tutto agitato, si muove a scatti. Io prendo coraggio, mi posiziono vicino alla porta da cui guardo dentro e lì metto radici. Claudio è in fondo alla stanza, seduto ad un tavolino. I suoi occhi miopi mi guardano da lontano, mi fissa per mettermi a fuoco. Io sono impietrita. Il suo sguardo è prolungato, il mio imbarazzo, pure. Gli faccio ciao con la mano, lui ricambia. Ma siamo sicuri che non sto sognando? Non so quanto tempo passa. Ad un tratto lui si alza e si sposta verso il centro della stanza, verso la “mia” porta. Mi guarda incuriosito, si aspetta forse che a quel punto io entri. Ma le mie radici si sono conficcate ben bene in quel pavimento. Non riesco a muovere un passo. Devo avere un’aria proprio strana. Mi viene ancora più incontro, i suoi occhi mobili e curiosi mi scrutano. Ma io niente. Piantata lì come una quercia secolare. Forse pensa che così facciamo notte, forse ha un raptus di follia, forse è semplicemente curioso. Fatto sta che all’improvviso alza il dito come per fare una domanda. Mi guarda ancora e gli sento pronunciare queste, testuali, parole: “Scusa, posso salutarti?” SBANG! LUI chiede se può salutare ME?!?! E’ impossibile. Sto sognando. Però non mi sveglio. Lo guardo con gli occhi sgranati, mi sento diventare viola, poi scoppio a ridere: “tu a me? Che film è questo?”. Sorrisi, sguardi, il ghiaccio è rotto. Lo bacio. Ancora la sua pelle morbidissima sulla mia, come 3 settimane fa a Torino. Si avvicina anche Luciano. Un po’ di chiacchiere, 2 battute sui chilometri che abbiamo fatto per vederlo, altre 2 sui tornanti per arrivare a Livigno. Lui ci ringrazia per averlo seguito così tanto. Sai che sacrificio! Gli passo il mio dvd, con il pennarello argento che scrive ovunque. Lui continua a chiedere se il dvd è mio. Come se fosse strano che ce l’ho. Apprezza il pennarello: “una figata! Tienilo, eh?”. Se sapesse che ho speso 18 euro in pennarelli per essere certa di trovare quello giusto!!! Nel frattempo gli ho consegnato una cosa scritta da me, che lui continua a guardare con aria estremamente curiosa. All’improvviso la apre. Sento che sto per morire. Tiro fuori un ultimo residuo di voce lagnosa: “Claudio, ti prego, leggila in un altro momento, mi imbarazzo troppo!”. Lui la chiude immediatamente e mi chiede pure scusa. Ne sono certa: sto sognando. Antonella è ancora lì ferma sulla porta. Claudio capisce che anche lei ha piantato radici, le va incontro e la saluta con un sorriso dolce. Più tardi scopriremo che Antonella non ricorda assolutamente nulla di tutto quello che è successo prima, durante e dopo. Lo salutiamo e ci allontaniamo leggermente. Lui viene avvicinato da 3 turisti che sono lì in albergo per caso e che poi resteranno sconvolti dalla sua disponibilità. Ma nel frattempo… illuminazione! Mi ricordo che Luciano ha con sé la macchina fotografica. Non possiamo perdere quest’occasione! Faccio ancora una volta la faccia di bronzo e gli chiedo se possiamo disturbarlo ancora un attimo. “Eh, figurati! Certo!” la sua risposta. Sento che sta per suonare la sveglia… sono sicura! Mi avvicino, lui mi cinge la vita con un braccio e mi stringe. Mi stringe forte. Un bel, sostanzioso, energico abbraccio! Luciano scatta. Poi prendo io la macchina fotografica, mentre Luciano si avvicina a lui. Un momento di panico, sto per ribaltarmi. Claudio ride e mi prende in giro per i tacchi. Ha notato pure questo. Da questo momento in poi i miei ricordi si offuscano. Forse l’ho ribaciato, forse gli ho solo detto ciao, grazie. Non so nulla. Il seguito è una cena che per quanto mi riguarda resta intonsa per i tre quarti, con sommo disappunto di una cameriera per nulla simpatica, una passeggiata a rinfrescarci le idee per le stradine di Livigno, un altro sguardo a Claudio che esce dalla cena per andare a dormire e una notte quasi completamente insonne.

25 Aprile

 Con 2 ore o poco più di sonno sulle spalle, sono pimpante come un grillo pronta per affrontare una nuova giornata. Beh, io mi sento pimpante, forse il mio aspetto dice il contrario se il cameriere che serve la colazione mi propone un secondo caffè senza che io abbia chiesto nulla. Due passi per Livigno, poi di nuovo nella hall ad attendere Chiara che deve arrivare da Padova. C’è anche Fabione, che freme impaziente perché Claudio è in ritardo. Continua a chiamarlo al telefono. Molto carinamente mi dice che quando scenderà non potrà fermarsi nemmeno un secondo, perché è di corsa. Me lo dice per evitare che io ci rimanga male. Lo ringrazio e gli dico che va bene comunque, voglio solo dirgli ciao. Arriva Chiara. Non ci siamo mai viste, ma è un abbraccio immediato e mi sembra di conoscerla da sempre! Pochi minuti e scende anche Claudio, davvero di corsa, ma riesce comunque a regalarmi una stretta di mano e un sorriso aperto. Sembra di ottimo umore. La giornata è splendida, nonostante le gufate di qualche amico invidioso. Saliamo tutti insieme al Mottolino, un piatto di pizzoccheri nel rifugio (anche quelli lasciati quasi tutti nel piatto per l’emozione) e poi sotto al palco, pronti per vivere ancora un sogno. E il sogno inizia di lì a poco. Un ultimo Crescendo (anche perché più in alto di così… è dura, vero Claudio?), una voce straordinaria, uno scenario da togliere il fiato. Claudio così felice non l’avevo visto mai. Gioca con noi, ammicca, saluta, balla, tiene il tempo con quelle sue mani dai movimenti ipnotici. I suoi soliti occhi mobili e curiosi colgono ogni particolare, anche una cartaccia che vola è l’occasione per giocare e sorridere. Sono estasiata. Telefonate, messaggini per condividere quei momenti con chi non può essere lì. Ad un tratto Avrai, un arrangiamento da brividi. Mi guardo intorno, montagne bianche, cielo blu, quella voce straordinaria che mi avvolge. Mi guardo di fianco, amici nuovi conosciuti grazie a questo grand’uomo dai capelli d’argento. Un abbraccio forte e sentito con Chiara. Senza poterle controllare mi vengono giù le lacrime più dolci della mia vita. Sono FELICE. E quanto è bello piangere di felicità! Ancora emozioni, note, sorrisi. Arriva Via, che tutti noi sappiamo essere il saluto. Il prossimo concerto sarà in mezzo alla lava di un vulcano o sott’acqua. Io sto già comprando le bombole.

TITOLI DI CODA

Abbracci, saluti e si riparte. Tra il doganiere, il traffico e la stanchezza il viaggio di ritorno è molto più lungo dell’andata. Ma noi non ce ne accorgiamo. L’Oglio ci riaccompagna ancora lungo la striscia d’asfalto che si snoda in quelle valli splendide al tramonto. Ci accorgiamo che sono le 20.30. Ieri a quest’ora eravamo in quel bar dell’albergo con Claudio. Sono trascorse solo 24 ore. Ma sono state intense come una settimana. E noi siamo ancora felici e increduli. A Livigno per l’agitazione e l’emozione ho lasciato 2 chili, ma ho il cuore pieno, pieno, pieno. Le emozioni e i sogni sono più leggeri dei pizzoccheri.

Ale - Torino (Ghiru in TL)

PS: Allora, chiedo umilmente venia per la lungaggine, ma proprio più di questo non ho potuto stringere... Grazie a chi è arrivato fin qui, e grazie ai miei straordinari compagni di avventura... Senza di loro questo sogno non sarebbe stato lo stesso... Siete straordinari!!!