Il ritorno, un successo, “Crescendo”…

di Dino del Vescovo, giornalista di “PC World Italia”

 

Lunedì, 19 gennaio 2004. Baglioni a Treviglio. Dopo il piccolo incidente che lo aveva costretto a sospendere in anticipo il concerto dello scorso 26 novembre, il cantautore romano torna e lo fa con tutta la determinazione e la voglia necessarie a spazzare via quel brutto ricordo. Bersaglio centrato in pieno: oltre tre ore di musica impeccabile, cantata con straordinaria passione per la gioia dei fans che fanno registrare l’ennesimo tutto esaurito.

Ore 21 in punto e l’Uomo in frack fa il suo ingresso sul palco, interpretando alla chitarra la mitica “Yesterday”: un ritorno al passato, il ricordo di “Ieri”, quel giorno di quasi trentasette anni fa, quando ragazzino al Festival degli Sconosciuti aveva cantato su quelle stesse note, con gli occhi pieni di sogni e speranze. Segue “Noi no”, un salto in avanti di oltre vent’anni, prima come assolo e poi in accompagnamento ai suoi fedelissimi musicisti. L’atmosfera si scalda, sale l’incitamento, l’incanto, il coinvolgimento del pubblico e sale anche Claudio Baglioni, oltre, oltre ogni limite. Di lì a poco scarta un perla, “Tienimi con te”, il brano forse più atteso dell’ultimo album, nascosto per un’intera estate, una melodia da sogno, l’inno all’amore eterno. Nota dopo nota, brano dopo brano si abbatte quel muro invisibile che divide “l’uomo della storia accanto” dalla sua gente, e quel palco pian piano diventa una casa, calda e accogliente, un intimo focolare con tanto di tavolo, sedie e commensali. Così parte “Serenata in Sol”. Con balletti quasi improvvisati, sul palco e fra gli spalti, dove il pubblico, presissimo, segue alla perfezione il copione del cuore. Inaspettata poi, in versione integrale, “Notti”, un brano tratto dalla raccolta “Strada facendo” e quasi dimenticato dallo stesso autore, riprodotto fedelmente all’originale, con la stessa ingenuità di allora ma con la sottile ironia di oggi. Quasi sorpreso, Claudio, dalla facilità con cui i fans vanno a memoria. La perfezione entra poi in gioco con le “Ragazze dell’Est”, “Bolero”, “Fotografie”, “Domani mai”, “Un giorno nuovo, un nuovo giorno”, “Quante volte”, fino ai grandi successi dell’ultimo album: “Mai più come te”, “Grand’uomo”, “Di là dal ponte”. E quando il palco si solleva, musica, parole, sogni e cori diventano una cosa sola. Un fascio di luce bianca che l’artista muove dal centro del suo palco, illumina i visi della gente, un contatto invisibile ma fortemente voluto, magnetico, un guardarsi negli occhi, un gioire comune, finalmente un grande e sincero abbraccio. Non mancano le canzoni mito, “Strada facendo”, “La vita è adesso”, “Mille giorni di te e di me”, “Io me ne andrei”, un middley di successi in cui la sua voce si fonde e lascia il posto a quella del pubblico, in perfetta armonia con la magica atmosfera del momento. Sul finale il brano poco fortunato di novembre, “Io sono qui”, con tanto di rivalsa da parte dei fans e dell’Omino in cappotto bianco e chitarra blu, nel centro perfetto di una pedana sopraelevata. Chiudono “Sono io” e “Via”, percussioni e ritmi scatenati, sensazioni e brividi che hanno portato tutti, almeno per una volta, a vivere “quell’attimo di eterno che non c’è”, stretti finalmente, “Tutti in un abbraccio”.

di Dino del Vescovo, giornalista di “PC World Italia”

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