Domenica 13 Luglio 2003

 

Fans giunti dalla sicilia e dalla calabria Quelle magliette fini, tanto strette che s'immagina tutto. Anzi si vede Catania. Alle nove in punto la “partita” comincia con i primi cenni di musica. Fino a questo momento, i 25 mila del Cibali non hanno fatto più di tanto per farsi sentire. Strana attesa questa per il “divino” Claudio che ci ha abituati a ben altre “entrée”. Forse sarà l'atmosfera dell'ultimo concerto, l'ottavo di questo tour nazionale, ma, non c'è dubbio, la calma regna. La gente arriva in maniera ordinata, all'apertura dei cancelli, alle 18, non c'è moltissima ressa e non ci saranno mai lunghe file ai botteghini per chi deve ancora acquistare il biglietto. Gruppetti tranquilli, qualcuno ha una sciarpa baglioniana addosso, tutta la Sicilia è rappresentata ma molti vengono anche dalla Calabria, essendo stata Napoli l'ultima data più a sud. I pullman che provengono da fuori città sono già arrivati: da Palermo arriva un gruppo i cinque autobus, organizzati dalle prevendite locali, che sfornano alcune centinaia di ragazzi. Le consegne degli autisti sono rigorose: tutti di ritorno alla base non più tardi di una mezz'ora dopo la fine del concerto (prevista intorno a mezzanotte), pena una bella nottata catanese per i ritardatari. Dall'interno dello stadio si sono spenti da poco gli echi del soundcheck che Baglioni effettua in rigoroso orario. Per lui, subito dopo il check, un piccolo pasto a base di verdure, consumato nel camerino dello stadio. Anche per chi è arrivato presto è il momento del pasto: una pizzetta al volo, la classica bottiglietta d'acqua gelata, ed il marciapiede che fa da tavolino. Il grosso del pubblico arriva intorno alle 20 ed eccoli i fans baglioniani doc, quelli che non perderebbero uno solo dei concerti del loro amato. Nel piazzale antistante lo stadio, una postazione diffonde il verbo del “divino”: canzoni, videointerviste, tutto serve a “riscaldare” gli animi e ieri sera forse ce n'era bisogno. Sfilano visi abbronzati, facce da bravi ragazzi agghindati con i look alla moda, soprattutto le ragazze. La “maglietta fina” degli anni '70 ha lasciato il posto alle striminzite canottiere di oggi che inevitabilmente lasciano in bella evidenza la schiena e, soprattutto, l'ombelico. Al pari delle coetanee di 30 anni fa, quelle che ebbero la ventura di vedere gli esordi baglioniani, indossano jeans a zampa larga ma gli strappi di fabbrica le riportano ai giorni nostri. Quelle ragazze di 30 anni fa, oggi sono ancora presenti ma sono accompagnate dalle figlie ventenni. Il look del baglioniano maschio è sempre più sobrio rispetto a quello delle amiche/fidanzate: raramente si vedono orecchini, tanto meno tatuaggi, e le magliette a polo a tinta unica prevalgono sulle variopinte t-shirt. Alle 21,09 Baglioni mette piede e anima sul green dello stadio ed il suo «ciao» di benvenuto scatena i cori. Baglioni, l'ecumenico per eccellenza, mette fianco a fianco generazioni che per una notte non si mettono a confronto ma si ritrovano accomunate da una scossa interna che non conosce il logorio del tempo. «Sai quella strana sensazione, quella fibrillazione?», dice una ragazza.Gianni Nicola Caracoglia

 

 

Domenica 13 Luglio 2003

 

In 25 mila sulla portaerei di Baglioni Catania. L'uomo della storia accanto racconta la sua storia più kolossal cominciando nella maniera più semplice. Vestito di bianco, si presenta da solo in scena, con la chitarra a tracolla piuttosto che seduto al fido pianoforte, perché così è persino più “intimo” condividere il medley-amarcord che ripercorre gli inizi della sua carriera. Seguito da un riflettore percorre lentamente la pista d'atletica dello stadio Massimino, quasi per salutare uno ad uno i 25 mila che assiepano gli spalti. Intona “51 Montesacro”, poi “Signora Lia”, e comincia il coro del pubblico che s'interromperà soltanto alla fine delle tre ore di uno show faraonico. Sgusciano “Tu come stai”, “Viva l'Inghilterra”, “Amore caro amore bello”, “Poster”, “Porta Portese”. Non è un escamotage per liquidarsi subito il passato. Tutt'altro. Tutta la scaletta si concentra sul repertorio storico del cantautore e pilucca appena dall'ultimo album, “Sono io”: il brano che dà il titolo al disco, poi “Tutto in un abbraccio”, “Grand'uomo”, il divertissement di “Serenata in sol” e “Fammi andare via”. Non c'è nemmeno “Requiem”, i cui versi pacifisti gli hanno meritato il Premio Lunezia. E' un ritorno alle origini quello di Baglioni. Un ritorno alla melodia, alle canzoni nazionalpopolari che hanno fatto di lui uno di quei rari protagonisti della musica destinato a sopravvivere alle mode, perfino alla famigerata “Qpga”, come viene indicato in scaletta il momento più atteso dello show, “Questo piccolo grande amore”, finalmente - per i baglioniani - restituita al suo spirito originario, senza tentare di rinnovarla, rapparla, rileggerla, ignorarla o qualsiasi altra cosa un artista possa tentare per non restare vittima di una sua opera, la più fortunata, la più amata, la più citata. Quella maglietta fina quest'anno ha raggiunto le trenta primavere. Milioni di lavaggi non l'hanno ancora lisa. “Piccolo grande amore” salì in cima alle classifiche e ci rimase per buona parte del '73, anno molto politico, non ancora di piombo ma comunque tempestoso, e intensamente segnato dai moti studenteschi e dalle lotte operaie. Quella canzone è diventata più di un classico: la vera e propria icona del cantare leggero nazionale, piccolo melodramma corale rieseguito in mille luoghi e mille forme, forse il più popolare e il più italiano di tutti i brani pop. Sulle note di “Sono io” esplode di luci e di fumi il megapalco che attraversa in diagonale come la pista di una portaerei il manto erboso del «Massimino». Un palco enorme, lungo 120 metri e largo 18, profilato di luci bellissime e grandi e da dieci tralicci su cui è posizionata la potente amplificazione: al centro un palchetto che è il regno del protagonista, ai due lati, da una parte la band pop, dall'altra un'orchestra sinfonica di 33 elementi. Ma la scena si dilata poi a tutto il campo, ospita installazioni artistiche e luminose e infine le masse: durante “Uomini persi”, scritta all'epoca del terrorismo, arrivano sul prato 400 persone in tuta bianca, che da lì in avanti saranno una specie di silenzioso coro greco con una pura funzione estetica. Si trasformano di volta in volta in specie di truppe lugubremente militari o coppie di morbidi ballerini (“Fammi andar via”), oppure sbandieratori o ballerine e giocolieri e contorsionisti (“Acqua dalla luna”) o pugili e clown e danzatrici del ventre e suore pattinatrici e ballerine di flamenco durante “E adesso la pubblicità”. Il ritorno al futuro dà alle baglioniane della prima ora l'illusione di vivere per una notte ancora nel regno incantato dov'è possibile immaginare che ogni cosa sia sincera, pulita, bella e soprattutto eterna. Ma i segni del tempo lasciano tracce persino sull'eterno giovane Claudio, figurarsi sul suo pubblico che intanto acclama come un novello divo il baglioncino Giovanni alla chitarra. Ecco “Strada facendo”, “Dagli il via”, “Avrai” (scritta per la nascita di Giovanni), “Cuore di aliante”, “Bolero”, “Ninna nanna”, “Noi no”, “Mille giorni di te e di me”. Ecco l'apoteosi di “Qpga”, con la melodia che non si nasconde più e Claudio che la canta nonostante il coro dello stadio e gli occhi persi dei ragazzi sulla maglietta fina delle ragazze, tanto stretta che s'immagina tutto, anzi si vede. Sul palco l'andirivieni scenico è impressionante, secondo solo a quello dei fans che prima e dopo il concerto vogliono salutare l'idolo della storia accanto. In scena ecco invece apparire Filippa Giordano, la cantante palermitana dalla voce sopranile. Quasi un contraltare in chiusura del tour al tenorile Andrea Bocelli, con il quale il 14 giugno Baglioni aveva cominciato questo «giro di feste» che, in novembre, avrà un seguito nei palasport. E bisogna essere grati a Baglioni: è difficile qui vedere e ascoltare la Giordano, più apprezzata all'estero che nel nostro Paese. L'ugola della cantante-soprano fa volare alto “Fratello sole, sorella luna” e “Poster”, mettendo in imbarazzo lo stesso Baglioni, che per voce non deve invidiare nessuno. «Io sono qui», «La vita è adesso» e «Via» chiudono la serata lasciando la platea stremata, confusa e felice. Giuseppe Attardi

 

 

 

MUSICA

BAGLIONI RIPARTE DA NOVEMBRE CON UN TOUR NEI PALASPORT

 

Roma. Dopo l'ultimo degli otto concerti - evento negli stadi, che si è tenuto ieri sera a Catania, Claudio Baglioni partirà da novembre con un tour nei palasport. È di 250 mila spettatori il bilancio complessivo degli otto spettacoli negli stadi di Ancona, Padova, Milano, Firenze, Napoli, Roma, Bari, Catania.

Sarà possibile rivedere Claudio Baglioni dal vivo, con un vero e proprio tour nei palasport italiani, da novembre. In attesa dei nuovi concerti - per i quali il cantautore ha messo a punto innovativi metodi di miglioramento dell'acustica nei palasport - Baglioni sarà il 16 luglio a piazza di Spagna per "Donna sotto le stelle", in onda su Canale 5, e il 20 luglio ad Aulla dove ritirerà il premio Lunezia, che riconosce il valore letterario dei testi delle canzoni del suo ultimo album "Sono io, l'uomo della storia accanto".

 

 Ansa

CONCERTO BAGLIONI, 25MILA A CATANIA

 

(ANSA) - CATANIA, 12 LUG - Sono 25.000 gli spettatori giunti questa sera allo stadio Angelo Massimino di Catania per il concerto di Claudio Baglioni. Il cantante ha iniziato puntuale ed ha aperto con un medley di brani storici tra i quali: 51 Montesacro, Signora Lia, Viva l' Inghilterra eseguiti chitarra e voce lungo l'anello dello stadio etneo. Oltre tre ore di musica con la sorpresa annunciata del duetto assieme alla cantante di origine palermitana Filippa Giordano.

 

 

 

La Gazzetta del Sud

 

CATANIA, LA NOTTE DI BAGLIONI

 

PALERMO – Sarà Filippa Giordano l'ospite speciale dell'ultima data del tour di Claudio Baglioni stasera, alle 21, nello stadio Angelo Massimino di Catania. Da tre giorni la grande carovana – composta da un migliaio tra tecnici, operai e musicisti – ha cominciato il suo sbarco a Catania. Sul palco, lungo 120 metri, Baglioni sarà affiancato da 33 orchestrali, i suoi sei musicisti, 34 componenti del corpo di ballo fisso e quasi 400 performers appositamente selezionati per la tappa di Catania dal regista Pepi Morgia e dal coreografo Luca Tomassini. I cancelli dello stadio catanese saranno aperti dalle ore 18 e il pubblico potrà accedere fino all'inizio del concerto. Baglioni ha promesso un live show di tre ore e mezza, con il meglio di tutta la sua produzione, 35 anni di successi, fino agli ultimi pezzi dell' ultimo lavoro discografico «Sono io, l'uomo della storia accanto». La cantante palermitana Filippa Giordano arriverà sul palco “a sorpresa”, e sarà coinvolta da Baglioni in alcuni dei suoi pezzi più noti. Sulla scaletta c'è ancora il top secret.