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10 Dicembre 2003

 

MUSICA LEGGERA

Al PalaTrieste il tour del cantautore romano

BAGLIONI, È MAXI-SHOW

Tre ore di concerto davanti a 7 mila fan entusiasti

 

di Adriano Cecchia

TRIESTE. Con Claudio Baglioni non ci sono mezze misure: o lo si ama o lo si rifugge, e il torrenziale show che l'artista 52enne ha tenuto al Palasport del capoluogo giuliano ha sottolineato questo aspetto di fondo. Il cantautore romano ha proposto davanti a una platea di 7000 spettatori adoranti 30 brani del suo trentennale (e sterminato) repertorio, più il lungo medley "Canzoniere del tempo", contenente svariati classici stra-famosi come "Poster" e "Sabato pomeriggio" in versioni concise per fornire maggior spazio ai nuovi pezzi. Infatti sono ben sette i pezzi tratti da "Sono io - l'uomo della storia accanto", ultimo disco in studio di cui questo tour invernale è corollario.

Baglioni è un eccellente interprete, capace di instaurare un feeling col pubblico, e ha ancora un'estensione vocale pazzesca, che gli permette di piantare bandierine su vette sonore che pochi altri vocalist italiani riescono a raggiungere. D'altra parte chi si aspettava uno spettacolo un po' più umile dopo i fasti del tour estivo negli stadi si sarà ricreduto alla fine delle oltre tre ore di concerto ininterrotto. Un impianto luci potentissimo ha illuminato un palco diviso in pedane che si sollevavano indipendentemente le une dalle altre, mentre dal soffitto venivano calate delle scenografie che aiutavano a descrivere l'evoluzione della musica, a partire dal luogo di esecuzione.

Escludendo un paio di clamorosi autogol, peraltro extra-musicali (vedi i crediti dello show presentati da una terrificante voce fuori campo con tono da imbonitore televisivo) lo spettacolo si è dimostrato tra i migliori del suo genere. Merito della compattezza dell'esecuzione strumentale, ma anche dei prodromi dei brani, forti di liriche capaci di raccontare storie minime ed essenziali, spacciandole poi per verità incontrovertibili (e non a caso "Piccolo grande amore" è stata definita "la canzone più bella del secolo"). Da notare l'eterogeneità del pubblico, variabile dai ventenni agli over 40, riprova ulteriore che Baglioni ha fatto breccia nel cuore di svariate generazioni di fan.

 

 

10 Dicembre 2003

TRE ORE CON BAGLIONI, ENTUSIASMO DEI FANS

Il concerto a Trieste

 

di Lara Pironio

TRIESTE. Più di 180 minuti di parole e musica per un concerto che, come dice il titolo, Crescendo, ha visto aumentare, nota dopo nota, le emozioni. Lui è Claudio Baglioni, quello di sempre, amato da giovani e meno giovani, con la solita voglia di comunicare che ha entusiasmato il pubblico numeroso del PalaTrieste. Una tournée diversa, rispetto a quella dell’estate 2003 che si è dipanata nei grandi stadi italiani, dal sapore più intimo ed essenziale, ma non meno coinvolgente.

Suggestiva la scenografia, incastonata nel palco del PalaTrieste, che dà forma a quella che Baglioni definisce «la casa della musica». Una casa cresciuta a partire da una cantina: «In una cantina – dice l’artista –, un po’ come questa (e sul palco compare una vecchia rete senza materasso), crescevano parole e note assieme ad altre persone. Mi piace pensare che ci siano persone che non smetteranno mai di trasmettere e che continuano a vivere in un sogno». E dalla cantina, da dove partono le note di Noi no, si sale per approdare alle prime certezze. «Dalla cantina – continua Baglioni –, da dove escono i nostri sogni, dobbiamo uscire per andare da qualche parte» e sul brano, Di là dal ponte, la scenografia cambia ancora e porta in superficie un letto e una cucina. «Si arriva, dunque, nella casa, si ottengono le prime sicurezze. Si inizia un altro viaggio dove bisogna invitare qualcuno per vedere se ha i nostri stessi pensieri».

E Baglioni, ripresosi dell’incidente avuto a Treviglio che gli è costato una quindicina di punti di sutura sulla gamba sinistra, danza in mezzo al palco, con la sua chitarra, giocando con una cucina trasformata in improbabile batteria. Si offre al suo pubblico, che da oltre trent’anni lo segue, con la capacità di rinnovarsi, innovarsi e con l’immancabile ironia. «Vi dedico – dice – una delle canzoni più terrificanti che ho scritto: Serenata in sol». E poi si sale ancora, fino sul tetto, dove si espande uno dei suoi più noti successi Avrai, seguita da Ninna nanna, Amore bello, Io sono qui. Di pari passo ai cambiamenti della casa vanno i cambi d’abito che segnano il medesimo percorso. Dal cappotto nero con cui intona – e rompe il ghiaccio – Yesterday dei Beatles alle camicie, in jeans, poi bianca, poi nera fino al giaccone in pelle: segnano parallelamente la crescita della casa e dell’artista con una metafora, anche scenografica, applaudita e apprezzata dal pubblico. Un repertorio che vede accanto alla produzione musicale più recente anche molti suoi grandi successi: dall’intramontabile Questo piccolo grande Amore, a Strada facendo, Ragazze dell’est, Notte di note, e ancora La vita è adesso, Bolero, Mille giorni di te e di me. Crescendo, iniziato al Mazda Palace di Torino il 21 novembre scorso, proseguirà nei palasport delle principali città italiane in una dimensione decisamente più raccolta rispetto agli ultimi concerti, un tour che lo stesso artista precisa essere non una replica in tono minore, ma un progetto nuovo.

 

 

9 Dicembre

 

PRIMA PAGINA

BAGLIONI AMMALIA IL PUBBLICO DEL «PALATRIESTE»

Un grande successo per il concerto del tour che celebra 35 anni di carriera

(segue a pg. 28)

……………………………………………………………………….

(pg. 28)

MUSICA

Trionfo con quattromila persone al PalaTrieste per «Crescendo», il nuovo concerto del cantautore romano

BAGLIONI, DALLA CANTINA ALLE STELLE

Trentacinque anni di carriera ripercorsi in oltre tre ore di canzoni

 

di Carlo Muscatello

TRIESTE Baglioni arriva dalla platea, nerovestito e scortato da quattro nerboruti bodyguard. Sono le 21.14 di ieri sera. Il primo di una lunga serie di boati parte quando attacca da solo «Yesterday» dei Beatles. Musica classica del Novecento, che gli serve per ricordare i tempi degli esordi in cantina, più o meno trentacinque anni fa. E il palco sembra una cantina, nella prima delle trasformazioni del nuovo spettacolo intitolato «Crescendo», visto ieri sera al PalaTrieste da quattromila persone.

Dopo il megashow dell’estate, aveva promesso una dimensione «più raccolta, essenziale, intima». Ma trattandosi di Claudio Baglioni, si sa che una certa qual grandeur è ormai connaturata all’uomo. Il cinquantaduenne artista romano ha dunque sì messo da parte l’orchestra con 33 elementi, la compagnia di 34 ballerini e circa 300 figuranti e giocolieri del precedente tour (immortalati in un dvd appena uscito), ma non per questo ha deciso di presentarsi con uno show alla buona.

No, lui vola sempre e comunque più in alto. Lo show propone infatti un palcoscenico-casa (la casa della sua storia) su quattro livelli, che corrispondono ad altrettante fasi. Dimostrando una predisposizione naturale per l’architettura (si laurea a primavera, dopo aver ripreso gli studi interrotti trent’anni fa, e comunque da qualche parte serba un diploma da geometra), per raccontare in tre ore trentacinque anni di carriera ha immaginato gli spartani esordi in una cantina, poi il primo trasloco in un comodo appartamento, il secondo in una terrazza-tetto e infine l’«ascesa in cielo», o giù di lì, con i cavalli di battaglia, i classici più attesi, senza i quali un concerto di Baglioni non è tale.

A ogni livello scende dall’alto un palco: struttura semplice ma complessa, e infatti i vari banchi di regia sembrano una centrale della Nasa. Il conto lo paga la qualità dei suoni, a tratti zoppicante. In un gran via vai degli «addetti ai traslochi», tanti oggetti caratterizzano le varie fasi: un vecchio registratore che diventa proiettore, un baule da cui poi escono le bolle, un telescopio che diventa faro per illuminare il pubblico, e ancora il tavolo, la cucina, la scala, il camino. Le canzoni delle varie fasi non sono coetanee dei diversi momenti storici: l’assemblaggio è davvero tematico, avvicinando anche brani di anni lontani.

Ecco allora che dopo «Yesterday», mette in fila «Noi no» e «Dagli il via», «Quanto ti voglio» e «Fotografie» (entra il quintetto d’archi, per quattro quinti femminile), «Ragazze dell’Est», «Bolero», «Tienimi con te». Ma anche, quasi a voler indicare un passaggio verso un futuro migliore e allora solo sognato, quella «Di là dal ponte» che sta nell’ultimo disco «Sono io, l’uomo della storia accanto».

Scende un altro palco. E siamo nella fase «comoda» dell’appartamento. Tratteggiata da «Notte di note» e «Quante volte», «Serenata in sol» (ancora dal nuovo disco, impietosamente definita «una delle canzoni più terrificanti che abbia mai scritto...») e «Mai più come te», «Domani mai», «E adesso la pubblicità», «Un giorno nuovo»...

È tempo di salire sul tetto, in una terrazza che è una citazione beatlesiana (l’ultimo concerto dei Fab Four, 30 gennaio ’69, mezzogiorno, sul tetto degli Apple Studios...). Da lassù, guardando il mondo, arrivano «Acqua dalla luna», «Avrai», «Ninna nanna nanna ninna», «Tutto in un abbraccio», «Grand’uomo» («un figlio ama sempre un padre ma lo fa mentre lo giudica e quasi mai perdona, finchè gli scopre il segno di una lacrima e per la prima volta vede una persona...»), il coro collettivo di «E tu». La fine della crescita, il rapporto fra padre e figlio, la speranza nel domani.

Rimane il tempo per le stelle. Ovvero un piccolo concerto nel concerto, col canzoniere baglionesco che non può mancare quando canta il commendator Baglioni (lo ha nominato Ciampi, un mese fa): «Amore bello», «Strada facendo», ovviamente «Questo piccolo grande amore», «Cuore di aliante», il medley con «Poster», «Solo», «E tu come stai», «Io me ne andrei»... C’è spazio anche per quella «Io sono qui» durante la quale, due settimane fa a Treviglio, vicino Bergamo, confuso fra tutte queste pedane sali e scendi, ha messo un piede nel vuoto, è caduto e ha rimediato quindici punti di sutura alla gamba e una settimana di stop.

A Trieste, una delle poche città del tour dove non è stato necessario il raddoppio della serata, meritato trionfo di pubblico. Chiusura a mezzanotte e mezzo. Forse il miglior Baglioni di sempre.  

 

 

 

7 Dicembre

 

L’atteso concerto con un supergruppo di sei elementi, un’orchestra e 34 ballerini su 120 metri quadrati di palco

CLAUDIO BAGLIONI SBARCA AL PALATRIESTE

Domani la tappa del suo intimo ed essenziale tour, ma ricco di grande show

 

TRIESTE. Il PalaTrieste domani sera diventerà una casa e dentro questa casa, una musica racconterà una storia. La ascolteremo da Claudio Baglioni. Un lago dopo l'oceano. Un borgo dopo la metropoli, Un aliante dopo un jet. Gioca, da par suo, con le parole e sceglie queste metafore, Baglioni, per tratteggiare in poche immagini il senso del tour che, a è partito in novembre dal Mazda Palace di Torino. Una tournée che segue a distanza molto ravvicinata quella trionfale dell'estate 2003 nei grandi stadi, dove - con 120 metri quadrati di palco, un supergruppo di 6 musicisti, un'orchestra di 33 elementi, 34 ballerini e più di 300 performer ogni sera sul palco - Baglioni ha messo in scena il più grande spettacolo musicale mai prodotto e realizzato nel nostro Paese, per la gioia incontenibile di oltre 320.000 spettatori in 8 date.

Dimensione decisamente più raccolta, più essenziale, più intima, ma certo non meno spettacolare (anche perché alla fine saranno anche qui quasi tre ore di musica!), quella di questo nuovo tour, che - precisa lo stesso Baglioni - «non sarà né una replica in tono minore, né un riassunto dello show dell'estate», ma «un progetto radicalmente nuovo», maturato «parallelamente, se non, addirittura, prima di quello del tour degli stadi».

Un progetto che «si snoda lungo un percorso narrativo estremamente innovativo, ricco di sorprese e colpi di scena, nel quale ambientazione scenica, linguaggio gestuale e musica daranno vita ad una proposta - spettacolo ricca di emozioni ed energia». Ancora una volta, quindi, Baglioni gioca la carta dell'innovazione e della ricerca espressiva e visiva, per incastonare in un nuovo habitat scenico e narrativo un repertorio assolutamente unico, nel quale trovano posto alcuni tra i più grandi successi della musica popolare italiana di sempre, accanto alle nuove proposte della sua più recente produzione musicale. Palco, arrangiamenti e scaletta ancora – ovviamente – top-secret, per quello che si candida sin d'ora a diventare lo show indoor più caldo della stagione.

 

 

 

7 Dicembre

Musica. Fa tappa domani sera al PalaTrieste il tour «Crescendo», che segna trentacinque anni di carriera.

BAGLIONI, SCAPESTRATO CINQUANTENNE

«Progetti? La laurea in architettura e qualche canzone da scrivere per altri»

 

TRIESTE Un tour che ha le caratteristiche di un racconto e che rappresenta il primo capitolo di un nuovo percorso. Così Claudio Baglioni ama definire «Crescendo», il lungo viaggio musicale con il quale sta attraversando la Penisola e che domani sera, alle 21, farà tappa al PalaTrieste. Il titolo del tour prende le mosse innanzitutto dall'omonimo termine musicale e richiama ad una scalata verso la cima più alta, una meta ambita, ma non solo. A crescere, davanti agli occhi del pubblico, è anche il palco stesso, che dalle fattezze di una cantina degli esordi si trasforma via via in una vera e propria casa musicale.

 

di Annalisa Perini

«I miei primi trentacinque anni di carriera - spiega Baglioni - hanno rappresentato una crescita, per me e per la grande famiglia di addetti ai lavori che mi ha accompagnato in questo progetto. Dopo l'esperienza dei concerti dell'estate scorsa, occasioni di festa con moltissime persone impegnate in scena e tante arti diverse che si incontravano, questa volta lo spazio è tutto per la musica e il racconto, attraverso le canzoni, della storia che mi appartiene come artista. I cambiamenti del palcoscenico diventano quindi una metafora di questa storia, da dividere con il pubblico, anche come le fasi di un concerto, dalle prove all'esibizione vera e propria».

 

Nel suo ultimo album, «Sono io - L'uomo della storia accanto», il tema dell'identità ricorre accanto a quello dei sentimenti…

«L'identità è la cosa più preziosa che possediamo, credo che il pensiero individuale sia più importante di qualsiasi forma associativa, non solo politica. Fondamentale è andare alla ricerca del rispetto dell'individualità per combattere l'individualismo. Detto questo, ”Sono io” è però un album plurale, perché credo non sia solo mia la percezione di vivere in un'epoca profondamente confusa, d'attesa… Nel brano ”Di là dal ponte” si parla proprio di questa sensazione di aver perso la riva e di non essere ancora giunti dall'altra parte. Ci sono delle analogie con ”La vita è adesso”, anche se quel brano era più affermativo. Ma non parlerei di disincanto, piuttosto di una maggiore voglia di incanto».

 

Il suo rapporto con l'ispirazione è cambiato nel corso degli anni?

«Qualcuno diceva che forse l'ispirazione non esiste, ma in caso contrario è meglio che quando arriva ti trovi al lavoro. Io credo di più nell'intuizione, nella tenacia nel perseguire certe tematiche, sia nella musica che nei testi. Con il passare degli anni secondo me aumenta la voglia di impreziosire, di andare a cercare qualcosa che ancora non si è detto, non si è cantato, non si è scritto. Io comunque non mi accorgo della suggestione, è come un qualcosa che entra in circolo e dopo un mese o un anno diventa una canzone».

 

Come racconterebbe il Baglioni dei suoi trentacinque anni di carriera?

«Gli anni '70 sono stati connotati dalla voglia di esprimermi, un bisogno quasi ”alluvionale” di raccontare ciò che mi accadeva. Da ragazzino ero innamorato delle grandi canzoni che davano il colore e il sapore ad un'estate intera, ed è anche così che sono nate ”E tu” o ”Piccolo grande amore”. Negli anni '80 la mia osservazione si è spostata all'esterno, con testi estremamente descrittivi come ”Strada facendo” o ”La vita è adesso”, dove c'era un'affermazione del presente. Nel decennio appena trascorso è arrivata invece una ”vergognosa” voglia di ricerca interiorizzata, con tre album molto complessi, come ”Viaggiatore sulla coda del tempo”, un percorso personale tra passato, presente e futuro…».

 

E oggi?

«”Sono io - L'uomo della storia accanto” è una ri-partenza dalle tracce delle esperienze precedenti, e secondo me con una maggiore spensieratezza. Pensavo che sarei stato più cupo attorno ai cinquant'anni, e invece mi ritrovo ad essere decisamente più sconsiderato, scapestrato e cialtrone, a muovermi con meno zavorra e ad avere un enorme desiderio di fare spettacolo, dare vita a progetti che all'inizio magari sembrano impossibili e poi si realizzano, e stare tre ore sul palco come in questo tour. Intendiamoci, morirò timido, ma sono sicuramente molto meno introverso!».

 

E si trova più simpatico?

«Forse agli altri mi trovano più simpatico, ammetto che ho cercato anche di mostrare che non sono l'orso, il tipo scontroso come voleva la leggenda metropolitana… A me stesso non penso in termini di simpatia o antipatia… diciamo che mi sopporto (ride, ndr), visto che devo vivere con me stesso fino alla fine…».

 

E il Baglioni meticoloso?

«Sempre presente. Poco prima di questa intervista stavo appunto dando degli ultimi ritocchi alla scaletta del concerto. Adoro essere partecipe dei preparativi, credo che sia un mio dovere e questo atteggiamento alla fine paga. Detto questo, mi piace scherzare attribuendomi quella che io chiamo la sindrome del sacrestano: quando se ne vanno tutti io rimango a spegnere le luci, mettere a posto i banchi e controllare che tutto sia a posto».

 

Progetti futuri?

«A febbraio dovrei discutere la tesi e prendere la laurea in architettura, con grande gioia di mia madre. Poi vorrei cominciare a scrivere qualche canzone non per me stesso ma per altri. Non è un progetto preciso, è un desiderio che mi è venuto, forse perché per molti anni, in passato, mi sono scritto tanto addosso… Ma vedremo».

 

 

 

 

L'atteso concerto con un supergruppo di sei elementi, un'orchestra e 34 ballerini su 120 metri quadrati di palco CLAUDIO BAGLIONI SBARCA AL PALATRIESTE Domani la tappa del suo intimo ed essenziale tour, ma ricco di grande show TRIESTE. 

 

Il PalaTrieste domani sera diventerà una casa e dentro questa casa, una musica racconterà una storia. La ascolteremo da Claudio Baglioni. Un lago dopo l'oceano. Un borgo dopo la metropoli, Un aliante dopo un jet. Gioca, da par suo, con le parole e sceglie queste metafore, Baglioni, per tratteggiare in poche immagini il senso del tour che, a è partito in novembre dal Mazda Palace di Torino. Una tournée che segue a distanza molto ravvicinata quella trionfale dell'estate 2003 nei grandi stadi, dove - con 120 metri quadrati di palco, un supergruppo di 6 musicisti, un'orchestra di 33 elementi, 34 ballerini e più di 300 performer ogni sera sul palco - Baglioni ha messo in scena il più grande spettacolo musicale mai prodotto e realizzato nel nostro Paese, per la gioia incontenibile di oltre 320.000 spettatori in 8 date. Dimensione decisamente più raccolta, più essenziale, più intima, ma certo non meno spettacolare (anche perché alla fine saranno anche qui quasi tre ore di musica!), quella di questo nuovo tour, che - precisa lo stesso Baglioni - «non sarà né una replica in tono minore, né un riassunto dello show dell'estate», ma «un progetto radicalmente nuovo», maturato «parallelamente, se non, addirittura, prima di quello del tour degli stadi». Un progetto che «si snoda lungo un percorso narrativo estremamente innovativo, ricco di sorprese e colpi di scena, nel quale ambientazione scenica, linguaggio gestuale e musica daranno vita ad una proposta - spettacolo ricca di emozioni ed energia». Ancora una volta, quindi, Baglioni gioca la carta dell'innovazione e della ricerca espressiva e visiva, per incastonare in un nuovo habitat scenico e narrativo un repertorio assolutamente unico, nel quale trovano posto alcuni tra i più grandi successi della musica popolare italiana di sempre, accanto alle nuove proposte della sua più recente produzione musicale. Palco, arrangiamenti e scaletta ancora ? ovviamente ? top-secret, per quello che si candida sin d'ora a diventare lo show indoor più caldo della stagione.

 

7 Dicembre

 

Musica. Fa tappa domani sera al PalaTrieste il tour «Crescendo», che segna trentacinque anni di carriera. BAGLIONI, SCAPESTRATO CINQUANTENNE «Progetti? La laurea in architettura e qualche canzone da scrivere per altri» 

 

TRIESTE Un tour che ha le caratteristiche di un racconto e che rappresenta il primo capitolo di un nuovo percorso. Così Claudio Baglioni ama definire «Crescendo», il lungo viaggio musicale con il quale sta attraversando la Penisola e che domani sera, alle 21, farà tappa al PalaTrieste. Il titolo del tour prende le mosse innanzitutto dall'omonimo termine musicale e richiama ad una scalata verso la cima più alta, una meta ambita, ma non solo. A crescere, davanti agli occhi del pubblico, è anche il palco stesso, che dalle fattezze di una cantina degli esordi si trasforma via via in una vera e propria casa musicale. di Annalisa Perini «I miei primi trentacinque anni di carriera - spiega Baglioni - hanno rappresentato una crescita, per me e per la grande famiglia di addetti ai lavori che mi ha accompagnato in questo progetto. Dopo l'esperienza dei concerti dell'estate scorsa, occasioni di festa con moltissime persone impegnate in scena e tante arti diverse che si incontravano, questa volta lo spazio è tutto per la musica e il racconto, attraverso le canzoni, della storia che mi appartiene come artista. I cambiamenti del palcoscenico diventano quindi una metafora di questa storia, da dividere con il pubblico, anche come le fasi di un concerto, dalle prove all'esibizione vera e propria». Nel suo ultimo album, «Sono io - L'uomo della storia accanto», il tema dell'identità ricorre accanto a quello dei sentimenti? «L'identità è la cosa più preziosa che possediamo, credo che il pensiero individuale sia più importante di qualsiasi forma associativa, non solo politica. Fondamentale è andare alla ricerca del rispetto dell'individualità per combattere l'individualismo. Detto questo, ?Sono io? è però un album plurale, perché credo non sia solo mia la percezione di vivere in un'epoca profondamente confusa, d'attesa? Nel brano ?Di là dal ponte? si parla proprio di questa sensazione di aver perso la riva e di non essere ancora giunti dall'altra parte. Ci sono delle analogie con ?La vita è adesso?, anche se quel brano era più affermativo. Ma non parlerei di disincanto, piuttosto di una maggiore voglia di incanto». Il suo rapporto con l'ispirazione è cambiato nel corso degli anni? «Qualcuno diceva che forse l'ispirazione non esiste, ma in caso contrario è meglio che quando arriva ti trovi al lavoro. Io credo di più nell'intuizione, nella tenacia nel perseguire certe tematiche, sia nella musica che nei testi. Con il passare degli anni secondo me aumenta la voglia di impreziosire, di andare a cercare qualcosa che ancora non si è detto, non si è cantato, non si è scritto. Io comunque non mi accorgo della suggestione, è come un qualcosa che entra in circolo e dopo un mese o un anno diventa una canzone». Come racconterebbe il Baglioni dei suoi trentacinque anni di carriera? «Gli anni '70 sono stati connotati dalla voglia di esprimermi, un bisogno quasi ?alluvionale? di raccontare ciò che mi accadeva. Da ragazzino ero innamorato delle grandi canzoni che davano il colore e il sapore ad un'estate intera, ed è anche così che sono nate ?E tu? o ?Piccolo grande amore?. Negli anni '80 la mia osservazione si è spostata all'esterno, con testi estremamente descrittivi come ?Strada facendo? o ?La vita è adesso?, dove c'era un'affermazione del presente. Nel decennio appena trascorso è arrivata invece una ?vergognosa? voglia di ricerca interiorizzata, con tre album molto complessi, come ?Viaggiatore sulla coda del tempo?, un percorso personale tra passato, presente e futuro?». E oggi? «?Sono io - L'uomo della storia accanto? è una ri-partenza dalle tracce delle esperienze precedenti, e secondo me con una maggiore spensieratezza. Pensavo che sarei stato più cupo attorno ai cinquant'anni, e invece mi ritrovo ad essere decisamente più sconsiderato, scapestrato e cialtrone, a muovermi con meno zavorra e ad avere un enorme desiderio di fare spettacolo, dare vita a progetti che all'inizio magari sembrano impossibili e poi si realizzano, e stare tre ore sul palco come in questo tour. Intendiamoci, morirò timido, ma sono sicuramente molto meno introverso!». E si trova più simpatico? «Forse agli altri mi trovano più simpatico, ammetto che ho cercato anche di mostrare che non sono l'orso, il tipo scontroso come voleva la leggenda metropolitana? A me stesso non penso in termini di simpatia o antipatia? diciamo che mi sopporto (ride, ndr), visto che devo vivere con me stesso fino alla fine?». E il Baglioni meticoloso? «Sempre presente. Poco prima di questa intervista stavo appunto dando degli ultimi ritocchi alla scaletta del concerto. Adoro essere partecipe dei preparativi, credo che sia un mio dovere e questo atteggiamento alla fine paga. Detto questo, mi piace scherzare attribuendomi quella che io chiamo la sindrome del sacrestano: quando se ne vanno tutti io rimango a spegnere le luci, mettere a posto i banchi e controllare che tutto sia a posto». Progetti futuri? «A febbraio dovrei discutere la tesi e prendere la laurea in architettura, con grande gioia di mia madre. Poi vorrei cominciare a scrivere qualche canzone non per me stesso ma per altri. Non è un progetto preciso, è un desiderio che mi è venuto, forse perché per molti anni, in passato, mi sono scritto tanto addosso? Ma vedremo».

 

 

 

5 Dicembre

 

TRIESTE -Approderà lunedì sera, ...

 TRIESTE -Approderà lunedì sera, alle 21, nel PalaTrieste del capoluogo giuliano, il nuovo tour di Claudio Baglioni che segue a distanza molto ravvicinata quello trionfale della scorsa estate nei grandi stadi, dove - con 120 metri di palco, un supergruppo di 6 musicisti, un'orchestra di 33 elementi, 34 ballerini e più di 300 performer ogni sera sul palco - ha messo in scena il più grande spettacolo musicale mai prodotto e realizzato nel nostro Paese, per la gioia incontenibile di oltre 320.000 spettatori in otto date. Dimensione decisamente «più raccolta, più essenziale, più intima», spiega lo stesso cantautore, ma certo non meno spettacolare («anche perché alla fine saranno anche quasi tre ore di musica!»), quella di questo nuovo tour, che - precisa lo stesso Baglioni - «non sarà né una replica in tono minore, né un riassunto dello show dell'estate», bensì «un progetto radicalmente nuovo», maturato «parallelamente, se non, addirittura, prima di quello del tour degli stadi». Un progetto che «si snoda lungo un percorso narrativo estremamente innovativo, ricco di sorprese e colpi di scena, nel quale ambientazione scenica, linguaggio gestuale e musica daranno vita ad una proposta-spettacolo ricca di emozioni ed energia». Ancora una volta, quindi, Baglioni gioca la carta dell'innovazione e della ricerca espressiva e visiva, per incastonare in un nuovo habitat scenico e narrativo un repertorio assolutamente unico, nel quale trovano posto alcuni tra i più grandi successi della musica popolare italiana di sempre, accanto alle nuove proposte della sua più recente produzione musicale.Le prevendite dei biglietti (parterre numerato 48,30; tribuna telescopica numerata 42,50; primo anello numerato 36,80; secondo anello libero 26,50) sono tuttora attive a Trieste Utat Point (040 630063); Monfalcone, La Luna (0481 790290); Gorizia, Musical Box (0481 536647); Cervignano, Am Music (0431 31595); Palmanova, Videostar (0432 923536); Codroipo, Dischi Eugenio (0432 906217); Udine, Angolo della Musica (0432 505745) e Natural Sound (0432 508586); Latisana, Azalea Promotion (0431 510393); Tricesimo, Foto Flash (0432 854242); Gemona, Cartolibreria Coccinella (0432 981305); Tolmezzo, Spazio 1999 (0433 466445); Manzano, Il Quadrifoglio (0432 754319); Pordenone, Good Music (0434 27036); Sacile, Music Box (0434 72693).

 

 

18/11/2003 Prove aperte per gli Associati Con riferimento all'oggetto si comunica che per tutte le date del Tour "Crescendo" 2003/2004 di Claudio Baglioni, a tutti i soci in regola con l'iscrizione all'Associazione Culturale ClaB, è riservata l'entrata anticipata per assistere alle prove dei concerti. Pertanto l'ingresso è previsto alle ore 17:00 presso i cancelli contraddistinti dal cartello "Ingresso ClaB", dove sarà necessario esibire la tessera ClaB, un documento d'identità e il biglietto valido per il concerto in programma