«CRESCENDO»: IO, INQUILINO DEL CUORE
        BAGLIONI RACCONTA IL SUO SPETTACOLO
        
        UNO specchio. Questo è la casa. Lo spazio che, più di ogni altro, ci
        rappresenta. Quello che meglio parla di noi. Sogni e bisogni, pensieri e
        paure, desideri, delusioni. Ciò che abbiamo; ciò che ci manca. Allo
        stesso tempo rifugio e gabbia, isola e prigione, orizzonte e confine. E,
        come ogni specchio, qualche volta affascina, qualche volta disorienta. A
        volte ti guardi e ti piaci, a volte fatichi a riconoscerti. Ma, sempre,
        riflette e fa riflettere.
        «Crescendo» è così. La casa di questi trentacinque anni di musica.
        Il luogo incantato nel quale abitano le note e le parole raccolte lungo
        la strada e cucite insieme, con l’ambizione di regalare un pensiero,
        un’emozione, un piccolo sogno. E, in mezzo a loro, abita l’uomo che
        indossa il mio viso e risponde al mio nome e che, col tempo, ha imparato
        a convivere con l’inquilino del piano del cuore, quello che non può
        fare a meno di raccogliere e cucire insieme quelle note e quelle parole.
        «Crescendo» è la loro storia. La storia di una convivenza lunga
        trentacinque anni. Una storia che comincia nella cantina nella quale,
        insieme con un gruppo di amici, lanciavo un boomerang nel futuro,
        sperando che tornasse indietro con una risposta, e arriva sino al palco
        sul quale gran parte di quel futuro è andato e va in scena,
        trasformandosi, ogni volta, in presente. Un presente straordinariamente
        fortunato.
        Ecco il perché di questo palco davvero insolito, nel quale trovano
        ambientazione le quattro anime narrative di «Crescendo»:
        dall’energia disordinata e graffiante della «cantina», in cui rivive
        il sapore forte degli esordi, al lento lavoro di riflessione e
        costruzione delle atmosfere, che cresce nel «soggiorno» della maturità;
        dall’immediata vigilia dello spettacolo sulla «terrazza» dalla quale
        si va incontro al tempo che viene, sino all’adrenalina pura dello show
        vero e proprio, quando la casa di «Crescendo» si trasforma
        definitivamente in un palco.
        Ma «Crescendo» non è solo la piccola storia della mia vicenda
        personale di uomo e di musicista. E’ la storia di una crescita comune.
        La crescita di chi è legato, a filo doppio, da quegli oggetti
        misteriosi che sono le canzoni, e alimenta il magico cortocircuito nel
        quale la musica che scende dal palco si fonde con quella che sale dal
        pubblico. E crescere, in questo senso, significa anche curare,
        coltivare, alimentare, insieme il sogno comune nel quale attori e
        spettatori non sono che due frammenti, che si uniscono per dar vita a un
        sogno più grande.
        «Crescendo», infine, è un viaggio. Un viaggio nel passato, nel
        presente, nel futuro. E, come per ogni viaggio, quello che conta non è
        tanto la meta, quanto la strada e, più che arrivare, è importante
        viaggiare.
        Giorno dopo giorno, il viaggio di «Crescendo», lascia decantare in me
        una piccola, ma solida, certezza: che la qualità migliore di questo
        viaggio siano proprio i compagni di strada. Per questo non vedo l’ora
        di aprire le porte della casa di «Crescendo» a quelli di Cuneo, perché
        mercoledì prossimo al Palasport ci si possa specchiare gli uni negli
        altri, scambiarci gli occhi e la voce, gustare, insieme, il sapore
        autentico, intenso e appassionante che solo le cose fatte in casa sanno
        avere. Perché solo questo mi sento di garantire: che a «Crescendo»
        emozione e passione saranno sempre di casa.