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il giornale della "città della speranza"

Non chiedere
a chi vive
nella Città della speranza
che lavoro fa
Ognuno fabbrica
un pezzo di futuro
ognuno regala
il suo mestiere di uomo
ai sogni di domani

(Claudio Baglioni)

Claudio Baglioni al Teatro Verdi per la Città della Speranza: "E' sempre possibile parlare d'amore"

"Voi, un gancio in mezzo al cielo"

di Anna Sandri

A colpirlo è stato il nome: "Ho una vera passione per i titoli e i nomi, e il vostro è bellissimo".


Una Città della Speranza: come la immagina, Claudio Baglioni?
"La città è il luogo dove ciaascuno mette a disposizione degli altri il
proprio talento. Così, per un insieme di diverse attitudini si progredisce.
L'idea che si possa lavorare insieme per la Speranza è fantastica, e lo è in
particolare in questo momento. Mentre la società sembra premiare chi vuole
arrivare comunque e con ogni mezzo, una Città così è confortante".

Metterà anche lei, cantando in favore della Fondazione, un tassello nella Città.
"All'inizio della mia carriera ero abbastanza restio a cantare per cause
speciali. Mi sembra di andare a prendere applausi al posto di chi,
silenziosamente, compie il lavoro vero nelle associazioni, nelle fondazioni.
e leggevo in queste iniziative il rischio dell'ambiguità. Poi ho capito
quanto è importante spendersi per una buona causa, e senza ipocrisia ho
imparato ad ammettere che non c'è nulla di grave se questo fa del bene anche
all'immagine di un artista".

A Padova canterà per i bambini. Ci racconti di lei, quand'era piccolo.
"I ricordi della mia infanzia sono molto legati alla figura di mia madre.
Mio papà era nell'Arma dei Carabinieri ed era spesso fuori, io sono figlio
unico quindi il legame era per forza più forte con mia mamma. Sono cresciuto
in un ambiente modesto ma ricordo grandi emozioni, che ancora oggi vorrei
provare, emozioni che ogni bambino dovrebbe vivere. La prima volta che ho
visto il mare, un momento indimenticabile".

Sono passati 22 anni da quando lei ha scritto quella splendida canzone che è "Avrai". Quelle parole possono ancora oggi essere di augurio a un figlio, a un bambino?
"Si dovrebbero scrivere sempre parole così. Il nostro mestiere di adulti è
preparare il mondo per quelli che verranno, riordinarlo e metterlo a posto,
un po' come se fosse una casa, in onore di chi sta arrivando. Dovremmo tutti
lasciare il mondo un po' meglio di come l'abbiamo trovato. Non sempre
accade. Quest'epoca, come altre, è segnata dalla confusione; è un tempo di
transizione. Ma sono certo che arriveremo dall'altra parte del fiume".

Possiamo ancora parlare d'amore.
"Si può sempre parlare d'amore. Oggi, in senso globale, come di un grande
ionvolucro che contiene tutti i sentimenti. L'amore è il motore dell'uomo.
E' per amore che nasce anche la Città della Speranza".

Quando lei canta, cantano con lei i ragazzini, genitori, nonni. Che effetto le fa?
"E' la grande gioia della mia vita. Al di là degli indubbi privilegi,
dell'essere una persona che ha avuto molto, il grande compenso è questo. Mi
dà quasi la sensazione di aver battutto il tempo".

Il suo messaggio per la Città
"Ai medici, agli operatori, ai volontari, alle famiglie e ai bambini voglio
dire che per me questo incontro è un onore e un privilegio. Ricordo che
negli anni '70 e '80 chi faceva volontariato veniva guardato come lo stupido
della compagnia. Oggi non è più così e vengono alla luce realtà
straordinarie, fatte di persone che si impegnano per la felicità, i diritti
degli altri. Sono un "gancio in mezzo al cielo" e io sono felice di essere
qui, oggi, con loro".