Un caffè a “Casa Allegri” con

LUCA BASTIANELLO

Copyright © 2004  editorialegliolmi.it   tonyassante.com 

                    

Ricordate quel giovane carinissimo, elegante, simpatico, che in uno spot televisivo pubblicizza delle pillole contro il mal di testa? Con il volto triste chiede a un’amica una compressa. Subito dopo vede passare una bella ragazza e ne rimane rapito, la insegue con lo sguardo raggiante tanto che la sua amica gli chiede: “Ma ti è già passato il mal di testa?”.

 

Quel ragazzo si  chiama Luca Bastianello, ed è un attore di teatro bravissimo. Ha 25 anni e un curriculum professionale già molto ricco. E’ presente sui palcoscenici teatrali dal 1999, e lo scorso anno ha riportato uno strepitoso successo personale interpretando, da protagonista, accanto a Fiorella Rubino, con la regia di Alberto Terrani, l’ “Ippolito” di Euripide al Teatro Olimpico di Vicenza, diventando il più giovane protagonista che si ricordi di questa straordinaria e difficile tragedia greca. Ma Luca si è già fatto ammirare anche in televisione. Per esempio, nelle sei puntate di “Un papà quasi perfetto” dove era il figlio “bello” di Michele Placido ed Elena Sofia Ricci, e in  “Imperia la grande cortigiana”, la fiction di Canale 5 con protagonista Manuela Arcuri, dove era Alfonso duca di Biscelie. E’ stato anche varie volte ospite di “Italia sul Due”, sorprendendo con le sue opinioni e le sue idee anticonformiste per saggezza.

 

Luca è stato ospite per qualche giorno nella casa di campagna della mia famiglia. E’ venuto cioè a prendere qualche caffè da noi, a “Casa Allegri”. E’ un amico di mio fratello Nicola, che ha realizzato per lui dei servizi fotografici per i settimanali. Insieme si sono divertiti a cercare “location” suggestive tra le colline e i sentieri di campagna. Ha poi condiviso con me la passione per la poesia e la natura e abbiamo passato ore piacevoli sotto gli olmi conversando di versi e di quante tonalità diverse di verde i boschi sappiamo offrire di questa stagione. Luca ha stretto un ottimo rapporto di amicizia anche con mio padre e ha festeggiato la cucina di mia madre, lodando soprattutto la sua celebre polenta e pancetta. Ma la cosa che più mi ha sorpreso è stata la facilità con cui Luca si è fatto benvolere dalla nostra tribù a quattro zampe, i cani e i gatti di casa. Misuro spesso il carattere di una persona dalle reazione dei miei animali. E raramente mi sbaglio. Così ho avuto immediatamente la conferma di quanto Luca sia semplice, onesto e ricco di sentimento.

 

Wagner e Azucena, i due cani, lo hanno messo subito sotto la loro protezione. E sono “guardaspalle” coi fiocchi: Wagner è un Cane da montagna dei Pirenei che pesa quasi un quintale e Azucena è una femmina di Maremmano Abruzzese dall’indole molto decisa. Così, quando Luca si sedeva accanto ai cespugli di lavanda, i due cani erano sempre lì vicino. Luca studiava i copioni per i prossimi impegni, ogni tanto gettava i pensieri sulla vallata, perdendosi nel panorama, ma ogni sua mossa era controllata da due paia di occhi vigili e protettivi. Anzi, gli occhi erano molti di più perché, da sotto la siepe di biancospino, anche i gatti lo osservavano con curiosità. Meg, Quickly e Anneris restavano un po’ in disparte, sospettose. Kundry, invece, temeraria, finiva con il sedersi sui libri e sulle pagine e Luca, per non disturbarla, era costretto a passare ad un altro soggetto.

 

Attorniato da un pubblico così strano, Luca si divertiva al punto da recitare con passione ad alta voce, quasi volesse strappare applausi perfino a quegli  insoliti ascoltatori. <<Chissà, forse capiscono quello che dico>>, ripeteva in preda a un entusiasmo che lo emozionava,  palesando in questo modo il candore di una autentica sensibilità artistica veramente radicata nel suo cuore.

 

Figlio di un dentista e di una professoressa di Lettere, Luca, che si è diplomato all’Accademia “Palcoscenico”, diretta da Alberto Terrani, con Master class in regia e scenografia tenuti da Rossella Falk, Lucilla Morlacci e Pier Luigi Pizzi, è anche laureando in Scienze della Comunicazione all’Università “La Sapienza di Roma. Ha vinto il premio Franco Enriquez, il “Premio Stars and Style 2002” e, in Campidoglio, è stato premiato dall’Ente per il Turismo europeo con l’ “Oscar dei giovani 2003”. Vive tra Roma e Padova, dove è nato. Ma è un grande appassionato della vita all’aria aperta e molto del suo tempo libero lo trascorre in campagna o in montagna.  E’ un abile conversatore, pieno di sogni e di ideali. Parla volentieri di Shakespeare e di Cervantes, di Euripide e di Pirandello, ma raramente lo senti dire di colleghi o di problemi dell’ambiente del suo lavoro. Non ha fretta di sfondare nella professione, non scalpita per emergere. Lavora con passione e si sente che è forte e preparato.

 

<<Fino a 17 anni non ho mai pensato di fare l’attore>>, mi ha raccontato. <<Ho avuto un’infanzia serena. Unico hobby, la passione per i soldatini, hobby che coltivo tuttora. A scuola andavo bene. Guardando al futuro, pensavo di diventare medico. Con la famiglia mi trovavo benissimo. Poi, a 17 anni, mentre frequentavo il liceo, accadde un qualche cosa che mi sconvolse. I miei genitori decisero di separarsi. Mio padre si era invaghito di un’altra donna. Fu un colpo tremendo per me. Come ho detto, ero cresciuto in un ambiente familiare sereno, armonioso, ideale. Una famiglia borghese molto unita. Sempre in vacanza tutti insieme, alla domenica al ristorante insieme. Sentivo da qualche compagno di scuola che i suoi genitori si erano separati, ma ritenevo che una simile cosa fosse assolutamente impossibile per i miei. Invece, accadde e mi pareva morire.>>

 

Luca metteva a nudo il suo animo e io, rispettoso, restavo in silenzio. <<All’inizio mi chiusi in me stesso, poi cominciai a reagire in modo strampalato. Non obbedivo più, non studiavo più, non rispettavo più nessuno. A scuola fui bocciato. Scappai di casa. Per oltre un anno condussi un’esistenza disperata e disordinata. Poi un giorno, non so esattamente se per errore, distrazione, casualità o per vedetta, sfondai con la vespa il negozio della donna di mio padre. Un incidente che poteva costarmi la vita. Feci un danno di quasi venti milioni. Arrivò la polizia e fui portato in questura, dove fui raggiunto dai miei genitori. Era più di un anno che non si vedevano, che non si parlavano, e si trovarono insieme in questura, con il loro figlio che aveva provocato un disastro. Ma forse quel mio colpo di testa servì per delle riflessioni. Infatti, i miei genitori capirono che la separazione non era adatta a loro perchè, in realtà si volevano ancora bene. Papà tornò a casa e la famiglia tornò ad essere unita.

 

<<La vita riprese serena. Recuperai l’anno scolastico perduto, facendo due anni in uno. E quando si trattò di entrare all’università, mio padre mi suggerì di frequentare anche un corso di teatro. Pensava che fosse utile imparare a muovermi, a recitare, a esprimermi. L’obiettivo era quello di arricchire la mia preparazione culturale e fu proprio mio padre stesso a iscrivermi all’Accademia “Palcoscenico”, diretta da Alberto Terrani.

 

< Negli Anni Sessanta, Terrani era un attore mitico. Molti ricordano ancora le sue apparizioni in memorabili “fiction” di allora: “La freccia nera”, “David Copperfield”, “La donna di fiori, “Il conte di Montecristo”, “E le stelle stanno a guardare”, “I demoni”, “La fiera delle vanità”. Erano programmi che tenevano incollati davanti ai televisori anche 15-16 milioni di spettatori a puntata. Poi, Terrani incontrò la donna della sua vita, un’artista lirica straordinaria, Lucia Valentini, si sposarono e per stare accanto a lei, Terrani ebbe il coraggio di sacrificare la propria carriera di attore. Purtroppo, nel 1998, Lucia se ne andò per sempre, sconfitta dalla leucemia. E per sopravvivere al dolore, Alberto Terrani tornò a interessarsi di teatro, non come attore, ma come insegnante. Divenne il direttore della “Accademia Palcoscenico”, scuola di recitazione con sede al Teatro Verdi di Padova, voluta dal Comune e dalla Regione Veneto proprio per lui. Mio padre, che conosceva Terrani e che aveva una infinta ammirazione per Lucia Valentini, mi iscrisse a quell’Accademia non pensando certo che in quel modo cambiava radicalmente la mia esistenza.

 

<<Infatti, fin dal primo giorno provai una attrazione fatale per quel genere di scuola. Era come se avessi trovato la vera realizzazione del mio essere più profondo. Andare all’Accademia era la più grande gioia quotidiana. Dopo qualche mese, le cose cambiarono, nel senso che vennero a galla anche le difficoltà. Alberto Terrani è un insegnante durissimo, terribile, mai contento, che vuole la perfezione in tutto, e quindi ti impegna in maniera totale e pensi a volte di non farcela. Ma è anche uno che ti sostiene, che ti incoraggia a dare il massimo, e se hai il coraggio di resistere, di seguirlo comprendi che lui ti insegna veramente l’arte della recitazione. Superate le difficoltà del rodaggio, l’Accademia divenne per me una seconda famiglia e lo è tuttora. Anche se mi sono già diplomato, continuo a frequentarla quando sono a Padova>>.

 

<<Quindi il tuo avvenire sarà proprio il teatro>>, gli ho chiesto.

<<Sì, sì, ormai non potrei vivere senza il palcoscenico. Io sono nato attore, ho studiato per affinare queste mie qualità e so che farò sempre l’attore>>.

Siamo rimasti a lungo a parlare e non ci siamo accorti che nel frattempo il sole aveva fatto il suo giro. Le ombre diventavano lunghe e lo stomaco reclamava la cena. L’aria diventava frizzante mentre Luca si dilungava nel raccontarmi dei numerosi impegni cui stava lavorando. Impegni di teatro e di televisione. E anche di cinema: un lungometraggio dedicato ad Amleto che dovrebbe essere presente al prossimo  Festival di Venezia. Inoltre, un film sul jazz da girare in Puglia a settembre, mentre a giugno intanto uscirà un “giallo thriller” dal titolo “Sangue caldo”.

 

<<Sono felice per te. Iniziamo a festeggiare>>, gli ho detto indicandogli il fumo profumato che usciva dal camino. <<Mio padre ha già messo le bistecche sulla graticola e la mamma dovrebbe ormai avere la polenta quasi pronta. Vieni, andiamo in cantina a scegliere il vino.>>

 

Roberto Allegri

Foto di Nicola Allegri